2014-08-03 10:54:00

Pediatria: le favole stimolano l’intelligenza dei bambini


Leggere favole ai bambini è utile fin dai primi mesi di vita. A consigliarlo alle famiglie è l'Accademia americana di pediatria. I bambini che hanno ascoltato favole fin dalla prima infanzia hanno, infatti, già alla scuola materna, un vocabolario più ampio e questo non è l’unico beneficio. Al microfono di Elisa Sartarelli, il pediatra Italo Farnetani:

R. – I bambini che hanno avuto delle stimolazioni acustiche, sonore, visive, che sono vissuti in mezzo alla gente, in un ambiente stimolate, anche rumoroso, in un ambiente dove si parlava, saranno bambini, studenti e adulti più intelligenti, perché hanno avuto, fin dal settimo mese di gravidanza (quando il feto inizia a partecipare alla vita dell’ambiente esterno) maggiori stimolazioni. Pertanto il cervello è stato maggiormente sviluppato.  Poi, i genitori devono parlare con loro e qui entrano in aiuto le favole. I bambini, nonostante tutti i mezzi tecnologici - dall’i-pad alla televisione - preferiscono che siano mamma e papà, cioè degli adulti, a raccontare loro le favole. Dietro alle parole, infatti, c’è un’esperienza viva. Finché il bambino ha due anni gli basta ascoltare; dai due ai sei anni, è il momento in cui le fiabe sono più importanti, perché il bambino ha una capacità mentale che gli permette di immagazzinare tutto quello che apprende, cioè impara a memoria le favole e dopo rivive anche nel gioco quello che ha imparato.

D. – Come si fa a far innamorare un bambino di un libro?

R. – Se i genitori amano i libri, i bambini ameranno i libri. Oggi c’è una generazione di genitori che non hanno avuto una scuola di lettura. Oltre alla famiglia, che è fondamentale, sarebbe importante che anche nelle scuole si insegnasse a leggere di più, ad amare i libri. Io sono contrario ai compiti per le vacanze: durante le vacanze i bambini non devono leggere neanche i libri. Ci deve essere un impegno per promuovere la lettura durante l’anno scolastico. Ho sempre proposto di far vedere i film associati ai libri. Se il bambino a scuola, o a casa, vede un film e poi gli viene dato il libro, è un modo per interessarlo e per modernizzare la lettura. Ormai la generazione dei genitori attuali non ama la lettura, nella maggior parte dei casi, perché non ci sono abituati. Sarebbe difficile, dunque, che i figli, guardando solo l’esempio dei genitori, amassero la lettura e amassero i libri. Anzi, oggi c’è la tendenza ad usare sempre meno i libri, perché nelle case c’è sempre meno spazio. Sicuramente gli e-book non hanno sfondato.

D. – Cosa consiglia di leggere ai bambini?

R. – C’è la tendenza da parte dei genitori di leggere i libri, i racconti, anche le fiabe, che loro hanno ascoltato da piccoli. Ma cambiando il modo di scrivere, cambia anche il modo di raccontare le storie, ed io consiglio sempre di prendere libri attuali per la lettura. Se sono legati alla realtà il bambino li apprende meglio. Quando Michele Prisco, grande scrittore, vinse il Premio Fiuggi, gli chiesero: “Maestro, ma oggi nel momento in cui si sta sviluppando – allora si chiamava cibernetica l’informatica - che senso ha la letteratura? Che senso ha leggere?”. E Prisco rispose: “Finché dietro una macchina ci sarà un uomo, ci sarà sempre bisogno del romanzo e della letteratura”.








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