2014-08-04 14:10:00

Procura apre inchiesta su tragedia Refrontolo. Giovedì i funerali


Si svolgeranno giovedì pomeriggio nel Duomo di Pieve di Soligo, nel trevigiano, i funerali delle quattro vittime dell’esondazione, sabato sera nel corso di una festa paesana a Refrontolo, del torrente Lierza provocata  da una bomba d’acqua. Otto i feriti, due dei quali sono in gravi condizioni. Il Veneto conta i danni mentre si moltiplicano le polemiche sulla sicurezza del territorio. Aperta un’inchiesta dalla Procura di Treviso. Sul luogo è giunto il ministro dell'ambiente, Gian Luca Galletti. Presente subito dopo la tragedia, per prestare assistenza spirituale ai parenti delle vittime durante il riconoscimento delle salme, è stato don Giuseppe Nadal, parroco di Refrontolo. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

R. - Il luogo in cui è avvenuto questo terribile incidente è ritornato come prima, perché il disastro è avvenuto nel giro di 30 minuti circa e dopo le strade sono ritornate tutte praticamente asciutte. I cuori delle persone però, e la comunità si trovano adesso a sentire questo immenso dolore. Io quella notte ho soccorso e sono stato in mezzo ai familiari che arrivavano a fare il riconoscimento delle salme.

D. - Si ricercano le cause di quello che è accaduto…

R. - Credo che tutti riconoscano che quanto accaduto fosse imprevedibile. Il luogo è davvero molto bello e famoso: c’era un vecchio mulino e la “croda” che per noi è una roccia, un pendio, meta di turismo. Venivano allestite anche delle mostre, perché il Molinetto era stato trasformato in un museo e tante volte rimaneva anche asciutto per la scarsità di acqua che scende dal ruscello. A monte, in questa circostanza, non so cosa sia successo. Quando sono stato chiamato credevo mi prendessero in giro, mi parlavano di una “bomba d’acqua”, ma andando su non sembrava avesse piovuto, non c’era segno di acqua sulle strade. È avvenuto tutto a monte di quel luogo. Dicono si sia riempito un bacino, probabilmente si è formata una barriera di tronchi o di altro materiale, per cui questo bacino si è riempito e ha ceduto la diga naturale costituita da tronchi, o da altre ramaglie che si erano ammassate all’uscita…

D. - Difficile dire ancora se la tragedia sia da imputare alla scarsa manutenzione, quindi a una negligenza umana, piuttosto che a eventi di portata notevole a livello atmosferico, meteorologico…

R. - Questo non lo saprei dire. C’è chi dice ci sia stata un po’ di incuria, ma io non saprei dare un giudizio su questo. Sono andato a trovare anche i superstiti e ho trovato le persone che avevano organizzato la festa e che in quel momento erano lì felici a cucinare. Quando hanno visto arrivare un po’ d’acqua hanno pensato di salvare e portare via alcune vivande. Non potevano prevedere che sarebbe arrivata quella cascata d’acqua così improvvisa. Qualcuno dice che è stato un "mini-Vajont"...

D. - A proposito dei feriti…

R. - Si trovano in reparto di rianimazione a Treviso. Uno è uscito dal coma, mentre un altro è davvero molto grave, dipende da come evolverà nelle prossime 24 ore: ha riportato alcune infezioni avendo subito ferite molto profonde nel fango. Coloro che sono sopravvissuti sono scioccati.

D. - Di fronte a una tragedia che irrompe in un momento di festa, cosa può dire la fede?

R. - E’ l’unica che può dirci qualcosa perché umanamente ci sarebbe solo il massimo dello sconforto. Qui, ringraziando Dio, abbiamo il dono della fede, almeno le famiglie che sono state colpite sanno reagire bene. Ho visto in tutti un dolore contenuto che si legge solamente nei gesti discreti e negli sguardi. Abbiamo pregato insieme, ma non ci sono parole di conforto.

D. - Lei celebrerà le esequie delle vittime?

R. - Ci siamo messi d’accordo che i funerali verranno fatti giovedì, alle ore 15, nel Duomo di Pieve di Soligo. Immaginiamo ci sarà tantissima gente che arriverà.








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