2014-08-05 13:41:00

Giornata di preghiera per la pace in Iraq. Il patriarca Sako: il Paese brucia


Macabro ritrovamento nel nord dell’Iraq. I corpi di 40 bambini appartenenti alla minoranza yazidi sono stati rinvenuti nella regione di Sinjar, teatro di violenze da parte dei jihadisti. Il Paese vive una fase tormentata e per questo, nella Festa della Trasfigurazione, si celebra la Giornata di preghiera per la pace in Iraq, promossa da "Aiuto alla Chiesa che Soffre" assieme al Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael I Sako. Benedetta Capelli lo ha intervistato:

R. - Noi contiamo veramente molto sulla preghiera, sulla solidarietà, sulla fraternità perché la situazione è molto grave. Ieri a Sinjar hanno ucciso 70 yazidi. L’Isis ha preso le donne, i cristiani sono scappati, grazie a Dio, verso le montagne. Sempre ieri, nel pomeriggio è stato bombardato il villaggio di Tul Kef, a 20 km a nord di Mosul, mentre un gruppo di giovani assieme a un prete stava andando via. Hanno ucciso un cristiano. Quindi, c’è anarchia un po’ ovunque. Noi oggi siamo un bersaglio, perché siamo cristiani, ma ci sono anche altri bersagli.

D. - Quali sono le iniziative in programma che avete organizzato per questa Giornata?

R. - Cristiani e musulmani si radunano nella chiesa di San Giorgio per pregare insieme per la pace e soprattutto per i cristiani che hanno lasciato la città di Mosul, ma ora anche la Piana di Ninive è minacciata. È un gesto di solidarietà comune.

D. - Questa giornata cade nella festività della Trasfigurazione: che significato ha?

R. - La data è simbolica perché Gesù aveva già parlato della sua sofferenza e della sua morte. Dunque, ha dato una grande speranza ai discepoli, e tutti noi preghiamo e speriamo per una soluzione pacifica.

D. - Patriarca Sako, lei per l’occasione ha scritto una preghiera: cosa chiedere al Signore attraverso questa preghiera?

R. - Ho pensato ai Salmi, quando il popolo era in difficoltà, in crisi… Anche noi qui abbiamo tante difficoltà a tenere e incoraggiare la gente, il dolore è molto profondo. Non c’è una prospettiva per il futuro. Tutto sta bruciando in Medio Oriente, in Libano, in Palestina. Dove andiamo allora? Diciamo al Signore: “Signore, basta! Basta, siamo stanchi… aiutaci!”. La gente ha paura: una persona viene rapita, una famiglia viene minacciata… Anche qui, a Baghdad, ci sono situazioni di questo tipo. Cerco di fare il possibile per liberare le persone rapite e aiutare le famiglie minacciate. Dunque, penso di essere per loro, insieme ad altre persone, come un padre, un sostegno.

D. - Che appello si può lanciare proprio in occasione di questa Giornata di preghiera e di riflessione per la pace?

R. - A dire la verità, questa mattina ho indirizzato una lettera al Santo Padre, ai patriarchi del Medio Oriente per mobilitare l’opinione internazionale a fare pressione sui capi di Stato perché diano aiuto e facciano pressione sui Paesi che finanziano questi gruppi terroristici o estremisti. Chiedo inoltre una pressione sulle autorità musulmane che condannino gli attacchi contro i cristiani o contro qualsiasi persona che non è musulmana. Siamo una famiglia a livello umano.

D. - Papa Francesco negli ultimi tempi vi è stato vicino, ha lanciato più volte degli appelli, degli inviti perché si lavori proprio per una pacificazione dell’Iraq. Avete sentito questa sua vicinanza?

R. - Sì, lo so. Mi ha telefonato e incoraggiato a non arrenderci, a tener salda la fede, la speranza e anche il morale.








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