2014-08-06 13:21:00

Regge la tregua a Gaza. Msf: la situazione della gente è pessima


 Nella Striscia di Gaza oggi secondo giorno di cessate-il-fuoco:  resta in vigore dunque la tregua di 72 ore iniziata. Nei colloqui indiretti tra israeliani e palestinesi, al Cairo, si discute di un prolungamento a 120 ore. Oggi l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha confermato che al 5 agosto nel corso della crisi a Gaza sono stati uccisi 1.350 civili palestinesi, di cui oltre 400 bambini".Il premier israeliano Nethanyahu ha definito l’operazione su Gaza “giustificata e proporzionata” alla minaccia rappresentata da Hamas, “responsabile dei morti e delle sofferenze” delle ultime settimane. Oggi l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi ha chiesto  un'indagine sugli attacchi alle scuole Onu a Gaza.  Intanto preoccupa la situazione della popolazione civile: i minori feriti sono 2.500, 370 mila quelli che hanno bisogno urgente di aiuto psicologico. Si rischia anche la diffusione di alcune malattie per la carenza di acqua potabile. Benedetta Capelli ha raggiunto telefonicamente all’ospedale Al Shifa di Gaza, Cosimo Lequaglie, chirurgo di Medici Senza Frontiere:

R. – Adesso come adesso, la situazione effettivamente è proprio tranquilla. Se così dovesse rimanere, allora saremo tutti contenti. Sono due giorni di maggiore tranquillità: dai circa 48 interventi in una giornata, tra mattina e notte, ieri siamo calati agli otto interventi, quindi la situazione è già diversa.

D. – Come le sembra adesso la popolazione di Gaza? Molti tornano nelle loro case e scoprono che non ci sono più… Com’è la situazione da questo punto di vista?

R. – La situazione è pessima. E’ la distruzione completa di case, delle coltivazioni. L’acqua non c’è, non c’è l’energia elettrica… Tutti quelli che sono dovuti tornare hanno scoperto che la casa o non c’era più oppure c’erano crepe, crolli. Tanti colleghi, chirurghi, o medici dell’ospedale di Gaza sono tornati a casa in questi due giorni e si sono ritrovati davanti questa situazione veramente drammatica, anche perché non è poi così facile ricostruire perché costa.

D. – Si teme molto anche per le conseguenze sui bambini: secondo gli ultimi dati, sono 400 vittime, 370 mila minori che hanno bisogno urgente di aiuto psicologico. C’è anche il rischio mancando l’acqua, come lei diceva, di malattie che si diffondono, di epidemie…

R. – I bambini sono veramente la cosa che è stata più destruente in questa missione, almeno per me, ma sicuramente per tutti. Abbiamo visto questi bambini attoniti, increduli a molti è stata praticata, per esempio, una craniotomia per levare un ematoma cerebrale, a chi è stata amputata una gamba, a chi un braccio. Se noi pensiamo semplicemente al futuro di questa generazione, questa è la cosa che spaventa di più, oltre al problema immediato psicologico che si ripercuoterà poi nel tempo. Però, sicuramente è una generazione menomata dal punto di vista fisico, dal punto di vista psichico e anche dal punto di vista affettivo, perché non tutti hanno ancora i genitori, i fratelli…

D. – Cosa la colpisce della vita dei palestinesi e soprattutto ha visto segni di speranza per loro?

R. – La cosa che mi colpisce di più è questa estrema volontà a continuare, anche nei giorni di guerra: se, per esempio, durante la stessa giornata c’era una tregua di due-tre ore, tutti erano fuori, tutti riaprivano i negozi e cercavano di fare, più o meno, una vita normale... Fermo restando poi tutti i gravi problemi che dicevo prima: acqua, pane, cibo, soldi che non ce ne sono, banche chiuse da più di un mese, la posta non esiste. Quindi sperano, però tutti quanti indistintamente dicono: “Questa è la terza, quarta guerra che vivo, me ne aspetto un’altra fra poco”.

D. – Qual è l’appello che Medici Senza Frontiere vuole fare per aiutare questa vostra missione?

R. – Abbiamo bisogno di materiale sanitario. Noi di Medici Senza Frontiere cerchiamo di tamponare alcune situazioni in anestesiologia con alcuni farmaci. Certo è che all’ospedale mancano tante cose che noi, in Italia, in Europa, nel mondo, abbiamo usualmente: presidi moderni come collanti, sigillanti, emostatici, suturatrici meccaniche, qualunque cosa di nuovo lì manca. I colleghi sono in gamba e quello che hanno fatto in questi giorni è veramente ammirevole, ci sono alcuni che non sono neanche pagati da tanto tempo e comunque hanno continuato a venire in ospedale con turni veramente massacranti. Questa cosa ci ha accomunato e quindi noi di Medici Senza Frontiere siamo entrati nel vivo, nell’animo e anche nel cuore di queste persone con cui abbiamo condiviso la stessa vita, le stesse ore.








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