2014-08-11 14:08:00

Gaza: tiene la tregua, trattative in corso al Cairo


In Medio Oriente, sembra reggere la tregua di 72 ore nella Striscia di Gaza, ed è stato riaperto il valico di Kerem Shalom, mentre al Cairo sono ripresi i colloqui indiretti tra le parti, mediati dall’Egitto: secondo fonti palestinesi, ad Israele sarebbe stato offerto un cessate il fuoco duraturo in cambio del riconoscimento di uno Stato palestinese provvisorio nella Striscia, ma senza esito. Sulla possibilità che questi negoziati aprano nuove prospettive, non solo a breve termine, Davide Maggiore ha sentito l’opinione di Stefano Silvestri, consigliere scientifico dell’Istituto Affari internazionali:

R. - Se la tregua regge è possibile che si apra un negoziato per un cessate il fuoco più lungo. Il problema di una soluzione a più lungo termine è più complesso perché le posizioni sono molto distanti. Per il momento, da una parte Israele chiede soprattutto un completo disarmo di Gaza - molto complicato perché, tra l’altro, non è chiaro chi lo garantirebbe e come effettuarlo - e dall’altra invece Hamas, che si oppone a questa idea, vuole semplicemente la cessazione di ogni tipo di blocco o controllo alle frontiere, in particolare con l’Egitto, cosa che per altro non piace molto al Cairo.

D. - Questa condizione posta da Hamas riguardo la fine del blocco è una condizione veramente insormontabile o è una richiesta che Hamas fa sapendo che però potrà ottenere qualcosa di meno?

R. - Certamente potrà ottenere di meno, come anche Israele potrà ottenere di meno. Per questo dico che non dobbiamo aspettarci una soluzione in questo momento dei negoziati, ma appunto un compromesso che possibilmente faccia durare la tregua, l’armistizio. Quindi in questo senso, dopo, se la cosa durerà potrebbe aprire delle possibilità o degli spiragli per un negoziato più approfondito.

D. - Quali potrebbero essere le basi di questo compromesso? Cosa potrebbe accettare, ad esempio, Hamas?

R. - Il compromesso potrebbe essere legato semplicemente ad un’apertura più larga del valico di Rafah, quindi ad una ripresa  - più o meno - delle linee commerciali normali tra l’Egitto e Gaza. Poi ci sono naturalmente altri problemi più complicati - naturalmente - di scambi di prigionieri a Gaza… Infine c’è il problema degli aiuti economici a Gaza e della gestione di questi aiuti economici internazionali, perché chi controlla questi quattrini sostanzialmente controlla anche la città.

D. - E invece Israele che cosa può offrire?

R. - Offre la non continuazione della guerra, la sospensione delle operazioni militari, però vuole ottenere garanzie del fatto che non vengano ripresi i bombardamenti con i razzi e che naturalmente, in qualche maniera, ci sia un controllo di queste operazioni nei tunnel. Questo richiede un controllo, e Hamas resiste ad ogni forma di controllo. Per cui credo che tutto sommato sia più difficile soddisfare le richieste di Israele che quelle di Hamas.

D. - Abbiamo sottolineato la necessità di un mediatore; un mediatore ufficiale c’è - l’Egitto -, ma abbiamo detto che anche questo ha i suoi interessi nella trattativa in corso. Esiste un soggetto terzo che sia riconosciuto da entrambe le parti e che possa garantire, anche in caso di una trattativa più ampia, il rispetto dei patti?

R. - Il miglior soggetto presente rimane l’Egitto. Se si arrivasse ad un accordo con l’Iran, questo potrebbe aggiungersi all’Egitto, ma lì parliamo quasi di fantascienza.








All the contents on this site are copyrighted ©.