2014-08-11 15:57:00

"Spiagge sicure", Caritas: da Alfano parole desuete, operazione maquillage


Tolleranza zero nei confronti dei venditori ambulanti sulle spiagge, prevenzione e contrasto della contraffazione. Sono gli obiettivi indicati stamani dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, presentando l’operazione “Spiagge sicure e serene” che prevede maggiori controlli nelle località balneari. “Gli italiani - ha detto il ministro - sono stanchi di essere molestati dai vu’ cumpra’”. Sul provvedimento Amedeo Lomonaco ha intervistato Oliviero Forti, responsabile dell'Ufficio immigrazione della Caritas italiana:

R. – Purtroppo, abbiamo sentito nelle parole di Alfano usare nuovamente termini che pensavamo ormai desueti e passati. Certamente, il tema dell’abusivismo e di tutto quello che gira intorno al lavoro irregolare, in alcuni casi lavoro in nero, chiaramente è un problema ma non solo dei lavoratori migranti. È un tema generalizzato che riguarda l’Italia ed in particolare in un momento di crisi che affligge un po’ tutte le categorie più vulnerabili. Quindi, io spero che nelle parole di Alfano ci sia soprattutto l’intenzione di affrontare in sede di governo il tema del lavoro che, ripeto, riguarda sia gli italiani che gli stranieri. È un tema del Paese.

D. – Si sconfigge realmente l’abusivismo commerciale perseguendo i venditori ambulanti che sono prevalentemente immigrati extra comunitari, ovvero l’ultimo anello, il più debole, di una complessa catena che comprende anche quanti producono e smerciano i prodotti ed anche chi li compra?

R. – Non credo. Non bisogna essere esperti del settore per sapere che il tema del lavoro irregolare - soprattutto dell’abusivismo legato all’imprenditoria “etnica” - è all’interno di un contesto molto più complesso, dove ci sono responsabilità che vanno oltre il semplice venditore. Quindi, chiaramente colpire loro significa fare un’operazione di “maquillage”.

D. – Contrastare l’abusivismo commerciale significa rendere più sana l’economia ma anche privare gli immigrati di guadagni spesso indispensabili per sopravvivere e per aiutare le famiglie nei Paesi d’origine…

R. – Questo è evidente: sappiamo che il lavoro dei cittadini stranieri ambulanti è un lavoro che permette loro di sopravvivere ma, soprattutto, di inviare risorse alle famiglie nei Paesi lontani. Quindi, creare anche un po’ quell’economia di sviluppo di cui spesso si parla dicendo che bisognerebbe aiutarli a casa loro. Ecco, questo è un modo per aiutare queste famiglie nei loro Paesi e forse - non certo nell’immediato – anche per disincentivare quei flussi di cui tanto si parla e alla cui origine c’è spesso tanta povertà e disperazione. Queste persone sono coloro che ce l’hanno fatta e stanno tentando di aiutare i propri familiari a rimanere in quei Paesi e magari a costruirsi un futuro migliore rispetto a quello che hanno in questo momento. 








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