2014-08-11 13:57:00

La vittoria di Erdogan in Turchia. Congratulazioni dei leader mondiali


Congratulazioni dai maggior leader mondiali a Recep Tayyip Erdogan, dopo la vittoria ieri al  primo turno delle elezioni presidenziali turche. Intanto l’attuale l’attuale Capo di Stato , Abdullah Gul, che terminera' il suo mandato il prossimo 28 agosto ha detto che  potrebbe tornare a fare politica attiva nel suo partito. Sulle ragioni di questa vittoria e sugli scenari futuri Michele Raviart ha intervistato Federico De Renzi, turcologo ed esperto d’islam:

R. – Ormai, è dal 2002 che il Partito Giustizia e Sviluppo (Akp) è alla guida del Paese. Ha cominciato, soprattutto negli ultimi 4-5 anni, a rimodellare il Paese dalla sua presunta identità kemalista o laica, portando avanti una serie di politiche di ristrutturazione della società sia in chiave religiosa che economica: una società che si riflette in Erdogan e che Erdogan riflette.

D. – Lui ha detto che cercherà di mantenere il potere anche da presidente. Lo può fare costituzionalmente?

R. – Formalmente, non potrebbe farlo, perché – secondo l’art. 101 della Costituzione, che poi è una Costituzione rimodellata nel ’97, ma che è quella dell’82, quella cioè post-colpo di Stato dell’80 – automaticamente una volta candidatosi alla presenza, il ruolo di primo ministro verrebbe a cadere.

D. – Come si sono comportati i curdi in queste elezioni?

R. – In queste elezioni, una buona parte dei curdi hanno votato per questa nuova formazione, il Partito democratico del popolo, guidato da Selahattin Demirtas. Gli altri, e non in piccola parte, hanno votato per l’Akp, perché ricordiamo che i curdi non sono rappresentati maggiormente dal Pkk o dalle formazioni di estrema sinistra, anzi molto spesso i curdi, essendo sunniti tradizionalisti e soprattutto da quando c’è stata l’apertura ai curdi dello stesso Erdogan, hanno cominciato a votare un partito di ispirazione islamica sunnita, che è appunto l’Akp.

D. – Riguardo alla crisi in atto in Iraq, qual è la posizione della Turchia di Erdogan? Ricordiamo che la Turchia è ostile all’Isis, che propone un Califfato, ed è ovviamente ostile agli indipendisti curdi del Pkk che stanno combattendo lo Stato islamico sul campo in questo momento…

R. – Nonostante i proclami “zero problemi con i vicini”, teorizzati dall’attuale ministro degli esteri Ahmet Davutoglu, si è passati ad una fase di “molti problemi con i vicini”: in Iraq in particolare, così come in Siria, la posizione della Turchia è stata molto equivoca. Inizialmente hanno fatto di tutto – parliamo del 2011 – per salvare il salvabile con Assad, così come fecero di tutto nel 2003 per salvare il salvabile con Saddam Hussein. Da allora, sono passati o sono stati lasciare passare, vista la complessità dei confini, molti combattenti jihadisti verso sia la Siria che l’Iraq. Da un lato, sarebbe poco gestibile per la Turchia avere un Califfato o uno Stato islamico alle proprie porte, così come è, dall’altro, poco gestibile o poco auspicabile avere un Stato curdo indipendente, che comprenda il Kurdistan in Iraq e la parte nordorientale della Siria alle porte della Turchia.

D. – Abbiamo citato il ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu: lui è considerato uno dei possibili successori alla carica di primo ministro dopo Erdogan. Qual è la situazione, quali sono i candidati? Si parla anche del presidente precedente Gul…

R. – E’ molto probabile che possa esserci Abdullah Gul alla successione come primo ministro: diciamo che è il candidato più probabile e il più favorito, anche perché è visto molto in Occidente, così come lo stesso Davutoglu, anche se quest’ultimo non è esattamente ben visto anche in Turchia. Non è da escludersi neanche che ci sia a sorpresa una ricandidatura dello stesso Ekmelettin Ihsanoglu, il quale a queste elezioni – come secondo arrivato – ha preso il 38,5%.








All the contents on this site are copyrighted ©.