2014-08-11 13:30:00

Vescovo nigeriano: grande sofferenza dei cristiani a causa di “Boko Haram”


“L’insorgere dei Boko Haram in Nigeria era atteso ed è dovuto ad una combinazione di abuso di potere, di risorse e di capacità perpetrato per decenni, nel totale disinteresse della legge”: lo afferma, in un’intervista alla redazione Inglese Africa della Radio Vaticana, mons. Emmanuel Badejo, vescovo di Oyo e presidente dell’Apostolato per le comunicazioni della Conferenza episcopale nigeriana. Secondo il presule, gli scontri che attualmente strangolano il Paese non sono il risultato di un’improvvisa esplosione del conflitto, quanto, piuttosto, l’esito dell’incapacità delle autorità di rispondere a numerosi segnali di allarme. Mons. Badejo delinea, quindi, le responsabilità dell’amministrazione nazionale, che non ha saputo combattere la corruzione e il clientelismo interno al Paese, e critica il governo per come ha affrontato la perenne questione della disoccupazione, tra i problemi scatenanti del conflitto.

È opinione diffusa tra i cristiani nigeriani, continua il vescovo di Oyo, che l’insurrezione del movimento “Boko Haram” sia figlia degli interessi di alcuni politici del nord del Paese, colpevoli di aver armato alcuni giovani ribelli. Tuttavia, sottolinea il presule, non si tratta di semplici malviventi, ma di criminali addestrati, in grado di sconvolgere e demoralizzare persino l’esercito nigeriano. Il vescovo ricorda poi che il gruppo armato non ha come bersaglio solo i cristiani, le loro chiese e le loro istituzioni, i quali “patiscono gravi perdite”, ma strutture del governo e interi villaggi, che sono stati distrutti e spazzati via. Ed è questo a rendere evidenti i differenti interessi interni ai “Boko Haram” che variano dalla politica, alla religione, all’economia, divenendo “estremamente difficili, se non impossibili da comprendere”.

Il presule si sofferma, quindi, sul caso drammatico delle 300 ragazze nigeriane rapite a Chibok più di cento giorni fa: rappresentano, spiega, “una tragica icona dell’illegalità e dell’insicurezza” che vigono nel nord del Paese. In questo contesto, è importante superare la convinzione, diffusa tra la popolazione, che la religione sia essa stessa un problema e una causa di conflitto; ciò sarà possibile dando risalto al bene che la religione e i religiosi hanno fatto e continuano a fare nella vita quotidiana delle persone, nella risoluzione dei conflitti, nello sviluppo e nella costruzione della nazione. Per questo, il presule evidenzia come la tragedia del conflitto abbia rafforzato la solidarietà e l’attività caritativa della Chiesa cattolica nigeriana nel portare aiuto alle famiglie ed ai giovani.

“Le sanguinarie attività dei Boko Haram sono estranee ad alcuni leader musulmani come lo sono a me”, dice ancora mons. Badejo, raccontando la sua testimonianza personale nella diocesi di Oyo, in cui cattolici e musulmani coabitano. “Siamo solo 45 mila cattolici tra circa un milione di musulmani – sottolinea il presule – E con loro, fortunatamente, conduciamo una coesistenza cordiale”. Il presule termina la sua analisi con una critica alla comunità internazionale, definita “ipocrita” nei suoi tentativi di risolvere la questione e pone, infine, un interrogativo: “È davvero impossibile rintracciare la fonte dei finanziamenti dei Boko Haram e di altre guerre in Africa, in un mondo così efficiente?”. (C.G.)








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