2014-08-12 13:39:00

Caritas: ecco come sostenere gli aiuti in Iraq


Da oltre dieci anni la Caritas è presente in Iraq a sostegno della popolazione, ma nelle ultime settimane le violenze si sono intensificate rendendo più difficili gli aiuti e costringendo migliaia di famiglie a fuggire dalle loro terre. Molti sono stati gli appelli internazionali per non dimenticare l’esodo dei profughi, ma molti vorrebbero contribuire in prima persona. Paolo Giacosa ha chiesto a Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas italiana, quali sono i progetti in corso e quali le modalità per sostenerli:

R. - Siamo sul territorio da più di 10 anni: riusciamo a lavorare in Iraq e nei Paesi confinanti senza grandi difficoltà - ad essere molto onesti - con la capacità anche di essere accettati da tutte le comunità locali. Penso sia al Sud dell’Iraq, alla zona di Bassora; a zone molto segnate dalla presenza sciita, per esempio la zona centrale; e la zona del Nord, quella a maggior presenza curda. Quindi è una presenza consolidata della Chiesa locale, della Caritas locale con cui noi collaboriamo. Quello che è cambiato nelle ultime settimane è che un po’ tutte le minoranze vengono  prese di mira: quindi da soggetto che aiuta e che si pone in atteggiamento di solidarietà, rischia di diventare oggetto di violenza e di sofferenza. Ecco perché molti sono in fuga, ecco perché centinaia di migliaia di persone - tra cui molti cristiani - si sono riversati già da alcune settimane in Turchia, in Siria, in Libano, con queste proporzioni da esodo biblico. Per cui gli aiuti ci sono: ci sono aiuti sia nella zona dell’Iraq centrale, come in tutto il resto del Paese; già prima di queste ultime settimane, erano più di 14 i centri di distribuzione di aiuti umanitari. Adesso le attività proseguono ad un livello più ridotto, ma proseguono. Si cerca in più di dare soccorso a queste persone che sono costrette alla fuga anche nei Paesi confinanti, che rischiano loro stessi di mettere a repentaglio la propria coesione sociale: anche lì si cerca di aiutare, ma con grande attenzione e certamente aiutando tutti, indipendentemente dall’appartenenza religiosa e cercando di abbinare all’aiuto materiale anche delle azioni per la riconciliazione.

D. - I progetti, quindi, riguardano aiuti sia sul territorio iracheno, sia per coloro che sono costretti ad emigrare?

R. - Sì, è già da settimane che Caritas Turchia e Caritas Libano hanno chiesto l’aiuto di tutte le Caritas del mondo per far fronte ad una nuova ondata di arrivi. Già prima erano sommerse di presenze, soprattutto dalla Siria, e nelle ultime settimane c’è stato questo esodo iracheno. Sono stati messi a punto dei progetti ad hoc per questi ultimi arrivi e si cerca di seguire queste persone nei limiti del possibile, perché tutto il transito delle persone dall’Iraq verso questi Paesi è a rischio di mille difficoltà, soprattutto per i bambini.

D. - Come si può concretamente sostenere il vostro operato?

R. - Sul nostro sito Caritas.it cerchiamo di fornire regolari informazioni sulle iniziative che stiamo conducendo a sostegno soprattutto delle Caritas di questi Paesi, con tutti i riferimenti bancari, postali e di carta di credito per contribuire a queste iniziative.

Di seguito trovate i riferimenti per sostenere gli interventi in corso:

Si possono inviare offerte alla Caritas Italiana (via Aurelia 796 – 00165 Roma) attraverso varie modalità, specificando nella causale “Iraq”:

- c/c postale n.347013

- UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
- Banca Prossima, piazza della Libertà 13, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474
- Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
- Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113

 








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