2014-08-12 15:16:00

Morto Robin Williams. Don Maffeis: sorriso che faceva pensare


Ha gettato nello sgomento il mondo del cinema e dei suoi appassionati la notizia, arrivata nella notte dalla California, della morte all’età di 63 anni di Robin Williams. Il popolare attore è stato trovato impiccato nel suo appartamento a Tiburon, dove viveva con la moglie Susan. L'artista soffriva di una grave forma di depressione. Da tre decenni, Robin Williams aveva conquistato il pubblico soprattutto per la sua cifra comica e brillante esibita in molti film di successo. Lo ricorda così il presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, don Ivan Maffeis, intervistato da Alessandro De Carolis:

R. – Questo attore sicuramente con la sua formazione teatrale, con la popolarità che lo ha raggiunto fin dall’inizio con la televisione e con i film che lo hanno visto protagonista di ruoli brillanti in pellicole che sono arrivate nel nostro Paese e che sono state di notevole successo, è stato un artista amato. Penso a “Good Morning Vietnam”, quello che di fatto lo ha reso famoso, e forse ancora di più, pensando anche a tanti adulti di oggi, il film “L’attimo fuggente” o “La leggenda del Re Pescatore”…

D. – Lei citava “L’attimo fuggente”, che è il film che in qualche modo rivela al grande pubblico un Robin Williams non solo grande attore brillante e comico, ma anche capace di un registro di sensibilità…

R. – Questo film, almeno a livello personale, è quello che parla più direttamente: proprio in un tempo in cui anche come adulti spesso facciamo fatica a portare la responsabilità di essere tali, la figura di questo insegnante che sa fare la fatica di avvicinarsi ai ragazzi, impegnandosi e anche impegnandoli ad assaporare ogni attimo della vita, credo che questo sia quello che oggi rimane più impresso. Parlavo questa mattina con qualche adulto, che adesso ha anche una certa età, ma che lo ha visto e che ammette: “Mi ha fatto sorridere, ma mi ha fatto anche riflettere…”.

D. – Come tutti gli attori abituati a interpretare tanti ruoli, anche la personalità artistica di Robin Williams è piuttosto complessa, perché dopo tanti film comici soprattutto all’inizio degli anni Duemila si cimenta in tutta una serie di ruoli, diciamo così, più “oscuri”. Che cosa rappresentano nella sua filmografia queste prove?

R. – Potremmo distinguere una serie di film che lo hanno visto candidato all’Oscar e raggiungere l’Oscar nel ’97 con “Genio ribelle”. E poi potremmo dire che c’è una seconda parte di film che ottengono comunque un consenso di critica e anche del grande pubblico, penso a “Patch Adams”… Per essere onesti, forse gli ultimi film in cui si cimenta lo vedono anche in ruoli che non ottengono questo successo, che non hanno questo riscontro anche proprio per la qualità stessa dell’opera…

D. - Un attore ha tante vite quante sono quelle dei suoi personaggi. Invece, che cosa ricordiamo del Robin Williams uomo, quello che vive a riflettori spenti?

R. – Leggevo proprio in queste ore il messaggio della moglie, che invitava a non fermarsi semplicemente su questo momento drammatico, ma a saper recuperare e valorizzare quei tanti momenti di gioia che questo uomo, questo attore, ha saputo dare a milioni di persone. Penso a un genio non semplicemente comico, ma proprio al suo sforzo, anche attraverso quell’umorismo, di raggiungerti direttamente e di lasciarti comunque un interrogativo.








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