2014-08-13 13:44:00

100mila sbarchi nel 2014. Mons. Montenegro: l'accoglienza è dovere


Sono circa 1.400 i migranti che tra ieri sera e la notte scorsa sono stati soccorsi dai mezzi dell’operazione Mare Nostrum. Tra loro decine di donne e bambini, molti dei quali siriani e palestinesi. Servizio di Francesca Sabatinelli:

E’ incessante il lavoro di soccorso dei mezzi di Mare Nostrum, l’operazione avviata subito dopo la sciagura del 3 ottobre scorso, quando morirono 368 migranti. Dall’inizio dell’anno, con gli arrivi delle ultime ore, le persone sbarcate hanno superato quota 98 mila, come reso noto da fonti del Viminale, e tutte provenienti, o almeno la grandissima parte, da Paesi in guerra. Ce lo ricorda mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes:

R. – Queste persone stanno scappando e stanno cercando un luogo dove poter vivere. Mi meraviglio che ci si meravigli che questa gente continui a venire: è la Costituzione che dice che queste persone hanno diritto di essere accolte. Che “Mare Nostrum” sia una risposta alla gente che arriva, senz’altro sì, ma non è l’unica risposta. Ecco, allora, la politica dovrebbe inquadrare il discorso dell’accoglienza aggiungendo altre possibilità. Questa gente che arriva – e lo dice apertamente – non ha voglia di restare in Italia e l’Europa non può non prenderne atto. Soltanto che, come più volte ho avuto modo di dire, l’Europa ha messo al centro il profitto, l’interesse, il denaro, l’economia ma non ha messo l’uomo. Ed ecco che allora rincorriamo sempre qualcosa ma non sappiamo che cosa dobbiamo dare. Secondo me, non si vuole affrontare questo problema.

D. – Adesso si aggiunge il cosiddetto rischio-Ebola. In molti vendono nei migranti potenziali mine vaganti. Come si può evitare che si diffonda una psicosi collettiva contro persone che non arrivano neanche dai Paesi sottoposti, purtroppo, alla tragedia di Ebola?

R – Questo serve a “gridare all’untore”, per creare la strategia della paura, perché quando ci lasciamo prendere dalla paura non siamo più capaci di dare risposte oggettive e concrete. Questo fa il buon gioco di chi vuol provocare reazioni negative riguardo a questo problema. Ma i medici dicono che non c’è il rischio di contagio. Sono uomini, donne, bambini che desiderano vivere ed è un diritto loro, di vivere, e ci chiedono riconosciuto questo diritto. Sono persone che hanno una storia alle spalle che è molto triste; una storia che noi conosciamo come italiani. Sono povere persone che avrebbero piacere di restare nella loro terra, però non ci sono più le possibilità. E’ vero che nel sentire tante cose ti viene sconforto, ma per noi credenti la speranza è sempre il motore di avviamento. Però, ogni tanto, forse, dovremmo ricordarci quelle parole di Papa Francesco, quando ha ripetuto: “Vergogna!”. Ecco, la nostra civiltà di certo non si può misurare con i respingimenti: il mondo, la globalizzazione ci parlano di accoglienza e di condivisione.








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