2014-08-14 13:02:00

Card. Filoni tra gli sfollati in Iraq: chiedono l'aiuto internazionale


Il cardinale Fernando Filoni, inviato da Papa Francesco a portare la sua vicinanza e la solidarietà concreta alle vittime delle violenze in Iraq, è giunto ad Erbil, nel Kurdistan iracheno. Qui ha potuto abbracciare i tanti sfollati che hanno dovuto lasciare le proprie case nella Piana di Ninive per l’offensiva violenta dei jihadisti del cosiddetto Stato islamico. Ascoltiamo la testimonianza del cardinale Fernando Filoni, raggiunto telefonicamente ad Erbil da Sergio Centofanti:

R. – La prima cosa che ho fatto oggi (14 agosto, ndr) è venire nella casa del vescovo, dove già all’interno del giardino, all’interno della chiesa e in altri 23 posti – per lo più sono le scuole della chiesa, sono le chiese stesse – hanno trovato rifugio molte migliaia di persone; altre che hanno potuto, si sono stabilite in famiglie che le hanno accolte. Questo, naturalmente, come primo impegno da parte della Chiesa: l’accoglienza; e quindi la gente vive in modo precario, all’aperto. Fortunatamente, non fa freddo, anzi, fa molto caldo per cui anche durante la notte la gente dorme all’aperto; altri, invece, con bambini trovano riparo in qualche grande sala. Fortunatamente, anche qui si è riusciti a trovare un po’ di aria condizionata, soprattutto dove ci sono i bambini. Ora, l’organizzazione mi pare che stia andando bene. Ho visitato già alcuni di questi centri, alcuni di questi campi … Posso dire che c’è molta generosità, c’è molto impegno. Lo stesso che ho trovato anche sia da parte del governo del Kurdistan e anche questa mattina stessa, parlando con il presidente della regione del Kurdistan, il presidente Mas’ud Barzani. Da parte di tutti, molta disponibilità, molta gratitudine anche nei riguardi del Santo Padre per la sua attenzione per questi nostri rifugiati, e un impegno anche per venire incontro anche già ad alcune necessità materiali: per esempio, la situazione degli studenti che hanno dovuto interrompere la scuola e quindi anche gli esami; la situazione più urgente delle famiglie, anche con la necessità dell’assistenza medica, così come la distribuzione a tutti dei generi di prima necessità. Alcuni campi sono organizzati in modo tale per cui funzionano delle cucine centrali; si stanno approntando bagni, si stanno approntando tutte quelle altre strutture che sono primarie e necessarie. E poi, si dà aiuto anche a quelli che sono nelle famiglie o che hanno la possibilità di prendere in affitto una casa, soprattutto da parte di quelle famiglie che accolgono altre famiglie di profughi. Dunque, mi pare un’esperienza interessante, quella che sto vivendo, anche con l’entusiasmo e la generosità di tutti.

D. – Lei ha consegnato anche l’aiuto del Papa…

R. – Indubbiamente: ai vescovi ho consegnato l’aiuto del Papa e a questo vanno ad aggiungersi anche tante altre generosità che vedo stanno arrivando. Ma c’è una forte gratitudine non solo per questo impegno materiale del Papa, ma soprattutto perché la sua voce ha fatto presente questa difficilissima, terribile situazione in cui si sono venute a trovare circa 160 mila persone tra cristiani e appartenenti ad altre minoranze, divise tra la zona di Arbil e poi, un po’ più a nord.

D. – C’è ancora tanta paura tra questi rifugiati, per l’avanzata dei jihadisti?

R. – Purtroppo, bisogna dire che la situazione, anche da un punto di vista militare, è ancora fluida. Questo, naturalmente, da parte anche delle autorità che manifestano la difficoltà di avere gli strumenti per difendere la propria terra, la propria gente. Da questo punto di vista si chiede aiuto alla solidarietà internazionale non solo dal punto di vista materiale, attraverso ponti aerei e così via, perché è chiaro che con tanta gente da assistere, anche le scorte si esauriscono; ma anche da un punto di vista politico e militare: le autorità sono molto sensibili a chiedere l’aiuto internazionale, perché ovviamente il Kurdistan non riesce a far fronte a tutte queste necessità. Tuttavia, ho sentito anche l’impegno politico da parte del presidente Barzani: loro difenderanno fino alla fine la loro terra e con essa anche tutti i cristiani e le minoranze che vi sono.

D. – Personalmente, come si è sentito accolto?

R. – Io sono stato accolto molto bene e con molto entusiasmo, con molta simpatia da parte della gente. Ovviamente, accanto alla dimensione materiale c’è quella dimensione psicologica: la gente fuggita da casa, sradicata dalle sue abitudini, dalla sua cultura, dal suo ambiente … E quindi, sentono anche un po’ questa necessità spirituale di essere sostenuti dal punto di vista spirituale stesso e anche psicologico. Il futuro, naturalmente, rimane incerto: “Cosa sarà di noi?”. Ecco, noi speriamo, con il contributo e l’aiuto di tutti, di far sì che un giorno questa gente possa tornare a casa sua.








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