2014-08-14 08:17:00

Iraq: i marines Usa raggiungono gli yazidi sul monte Sinjar


I marines americani hanno raggiunto gli sfollati yazidi sulle montagne intorno a Sinjar mentre l’aviazione Usa ha di nuovo colpito delle postazioni dell’Isis. Intanto sul fronte politico il premier uscente al Maliki è sempre più isolato dopo che anche l’Onu ha esortato il nuovo premier iracheno, Haidar al-Abadi, a formare rapidamente un nuovo governo. Il servizio di Marco Guerra:

Oltre cento marines sono atterrati, con un velivolo speciale a decollo verticale, nel territorio montuoso interno a Sinjar per organizzare una via di fuga per i circa 30.000 civili Yazidi minacciati dai jihadisti. Dopo un primo contatto, gli osservatori militari americani sul posto hanno constato che le loro condizioni sono meno gravi di quanto temuto e che il numero degli sfollati è minore del previsto. “Sulla base di questa valutazione – dicono fonti del pentagono - si ritiene che la missione di evacuazione è molto meno probabile”. Grazie agli aiuti umanitari e ai raid aerei Usa, che anche nelle ultime ore hanno colpito postazioni dei jihadisti, molti yazidi sono infatti riusciti a fuggire nei giorni scorsi. Tuttavia nuovo orrore suscitano le dichiarazioni di un responsabile dell’Isis che ha confermato il rapimento di almeno 100 fra donne e bambini yazidi, portati a Mosul per essere convertiti all'islam". E l’Iraq sarà al centro della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dell’Ue convocata per il giorno di Ferragosto. Intanto Francia, Germania e Gran Bretagna  hanno già annunciato l’invio di aiuti militari ai Peshmerga curdi impegnato contro l’avanzata dell’Isis.

Intanto l’Onu ha espresso ferma condanna per l'esecuzione, nei giorni scorsi, da parte dei miliziani dello Stato Islamico di circa 500 membri della comunità Yazida in Iraq. Il consigliere speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio, Adama Dieng, nella stessa dichiarazione esprime allarme per le notizie di rapimento da parte degli islamisti di circa 1.500 donne e ragazze Yezidi, cristiani e Shabak. Ma chi sono gli yazidi, noti anche come il popolo dell’Arcangelo Pavone? Paolo Ondarza lo ha chiesto al collega Cristiano Tinazzi, esperto di Iraq: 

R. - Stiamo parlando di una comunità che conta - più o meno - 500 mila persone, che vive prevalentemente nel distretto di Mosul e nella zona del Sinjar; ci sono poi piccole comunità sparse in giro per il mondo, in Germania, in Armenia e anche negli Stati Uniti e in Turchia. E’ una comunità che ha origini antichissime, quasi 5 mila anni, ed è di etnia curda. La religione è molto esoterica, per cui è difficile comprenderla appieno. Sono divisi per tre caste e queste tre caste non possono né sposarsi tra di loro, né sposarsi con esterni. Chiaramente sono tra i primi ad essere soggetti a persecuzioni proprio perché hanno una religione che è legata, in qualche modo, allo zoroastrismo, con alcune derivazioni sufi e anche elementi di Kabbalah giudaica e del cristianesimo: hanno subito influssi, anche se loro preferiscono dire che loro hanno influenzato le religioni che sono venute dopo.

D. - Sono soprannominati anche il “Popolo dell’arcangelo Pavone”…

R. - Sì. L’arcangelo Pavone è uno dei sette angeli che loro venerano. Si tratta di Melek Ṭā’ūs, più o meno corrispondente alla figura dell’arcangelo Lucifero. Diciamo che è un angelo che è “decaduto”, è finito all’inferno e poi si pente: con le sue lacrime spegne le lacrime dell’inferno e torna ad aiutare il mondo. E’ una incarnazione della divinità della luce.

D. - E’ questa associazione a Lucifero che ha reso il popolo yazida soggetto a persecuzioni e a emarginazioni?

R. - Sicuramente! E’ una religione legata ad una sorta di monoteismo, ma duale: nel senso che bene e male sono la stessa persona. Non è visto in senso negativo l’angelo che finisce all’inferno, tant’è che poi si pente delle malefatte… Il fatto comunque che vengano definiti dai sunniti “estremisti adoratori del diavolo” non li mette certo in buona luce. Nel corso dei secoli hanno subito 73 tentativi di genocidio.

D. - In che rapporti sono con i cristiani in Iraq?

R. - In buonissimi rapporti. In sé, loro non hanno alcun problema di convivenza con le altre religioni.

D. - Anche sotto Saddam Hussein hanno subito persecuzioni?

R. - Essendo di etnia curda, comunque, hanno subito un tentativo di arabizzazione da parte di Saddam Hussein: la stessa cosa che ha fatto con i curdi. E’ evidente che dopo la caduta del regime si è acuito questo odio settario - anche religioso - tra i vari gruppi, che è animato anche da interessi politici. E’ una cosa che non è nuova la persecuzione delle minoranze in Iraq, soprattutto dopo l’invasione americana, e l’odio settario che c’è stato dal 2003 in poi. Nel 2007 subirono l’attentato gravissimo da parte di al-Qaeda con un camion bomba che fece quasi 700 morti. Per cui il fatto che adesso ci sia anche una paura feroce nell’avanzata dell’Isis è legata anche a questo, al fatto che il popolo yazida crede e pensa di essere - insieme agli sciiti – il primo obbiettivo "eretico" o "pagàno" soggetto a persecuzioni.

 

 

 








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