“Nessun ultimatum, anzi occorre rallentare le polemiche e accelerare le soluzioni"
sull'articolo 18. E’ quanto afferma il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, tornando
sulle misure per il lavoro. Ma la riforma dell’articolo 18 è davvero fondamentale
per il governo? Alessandro Guarasci ha sentito il sottosegretario
all’Economia Pierpaolo Baretta
R. - No, non mi pare che sia una priorità. Abbiamo un mercato del lavoro che è molto cambiato: oggi l’art. 18 coinvolge una parte minoritaria dell’occupazione e nonostante questo abbiamo situazioni di crisi laddove l’art. 18 c’è e abbiamo anche tassi di disoccupazione e di precarietà laddove l’art. 18 non è presente. Credo che la questione vera non sia parlare dell’art. 18, ma semmai ripensare allo Statuto dei lavoratori, che ha molti anni, e complessivamente pensare ad una riforma del lavoro. Concentrarsi su un unico punto, credo che rischi di essere deviante.
D. - Si può tornare a pensare a un taglio del cuneo fiscale per rendere anche le imprese italiane più competitive?
R. - C’è un problema di conti pubblici delicato, perché dobbiamo aggredire anche la parte sul debito. Però sicuramente la via maestra è quella. Noi abbiamo già cominciato con la riduzione dell’Irap per le imprese e con la distribuzione degli 80 euro per i lavoratori dipendenti eq quindi in un percorso che è all’interno della riduzione del cuneo fiscale. Sicuramente oggi il peso delle tasse sul lavoro è francamente eccessivo e quindi questo sì è una penalizzazione allo sviluppo anche dell’occupazione.
D. - Secondo lei, dal 2015 avremo davvero un fisco più a misura di famiglia? Il ministro Padoan ricorda che se non tagliamo la spesa, verranno altrimenti tagliate le detrazioni…
R. - C’è un dibattito importante sulla possibilità di adottare anche in Italia il quoziente familiare. Abbiamo una delega fiscale che è stata approvata dal Parlamento e che cominciamo già ad applicare con i primi provvedimenti. L’idea di fondo è esattamente quella di considerare la famiglia e il lavoro i due punti di riferimento e migliorare il fisco in funzione della possibilità che questi due elementi, famiglia e lavoro, siano al centro della possibilità dello sviluppo. La strada è lunga, per la ragione che ho detto, i conti pubblici, ma sicuramente è su questo che stiamo lavorando e dobbiamo lavorare e anzi accelerare un intervento.
D. - La strada passa attraverso anche una revisione della spesa pubblica?
R. - Sicuramente sì! Ridurre la spesa pubblica è un obiettivo fondamentale, perché ci consente di avere risorse senza aumentare le tasse. La ragione per la quale noi siamo contrari ad una manovra correttiva nel corso di questo anno è proprio perché una manovra correttiva significherebbe aumentare il peso delle tasse e come abbiamo detto ce ne sono già troppe! Nel nostro caso credo che sia meglio agire sulle uscite riducendole.
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