2014-08-15 15:41:00

Colombia: riprendono all'Avana i negoziati governo-Farc


Riprendono il 16 agosto all'Avana i negoziati tra il governo colombiano e i guerriglieri delle Farc (Forze armate rivoluzionarie colombiane), per cercare di porre fine a una guerra civile che va avanti da oltre cinquant’anni. Tra i punti in discussione l'assistenza e il risarcimento per i familiari delle vittime, più di 200 mila morti e oltre 20 mila dispersi. La Conferenza episcopale ha già comunicato la propria disponibilità ad assistere le parti nell’individuazione delle vittime e nell’elaborazione dei criteri per eventuali risarcimenti. Ma come si possono risanare le famiglie coinvolte da queste ferite? Michele Raviart lo ha chiesto alla storica Bruna Peyrot, esperta dell'area:

R. – Una delle condizioni è quella di ristabilire una giustizia attraverso la memoria, ricostruire cioè quello che è davvero successo, riconoscere quello che la storia ha tolto e quindi restituirlo su un altro piano. E non intendo soltanto da un punto di vista di monetizzazione del lutto, ma soprattutto del reinserimento sociale, del ridare una dignità a quelle pagine di storia che hanno tolto i propri cari. E’ oltre mezzo secolo che la Colombia vive una lacerazione profonda al suo interno.

D. - Lei ha scritto molte storie sulla Colombia: ce ne può raccontare una per far capire il dramma che hanno vissuto le famiglie coinvolte in questa guerra civile?

R. - Potrei ricordare per la Colombia una figura che è diventata famosa, quella di Pablo Montes, che è stato ucciso nel Puracé dalle Farc. E la zia, la madre e la famiglia avevano deciso di denunciare le Farc pur essendo loro stessi militanti delle Farc. E questo proprio per dimostrare che era possibile una via legale. Quindi io quell’atto, da parte di un famigliare, l’ho preso come simbolo.

D. - Quali sono le specificità di quello che è avvenuto in Colombia rispetto al resto del continente?

R. - Il percorso per la democrazia è stato più carsico: ha dovuto faticare di più ad uscire alla luce del sole. E’ stato molto difficile questo passaggio in Colombia, rispetto a come è invece avvenuto in altri Paesi, anche se certo non semplicemente: penso anche allo stesso Nicaragua, all’Argentina o all’Uruguay in cui anche dei leader guerriglieri sono poi diventati dei leader politici, che hanno quindi mediato il conflitto, che prima era armato, a livello delle istituzioni.

D. - Questi colloqui all'Avana sono il passaggio giusto per arrivare alla pace?

R. - Ho presente i famosi 6 punti che sono in discussioni: la terra, la partecipazione politica, le garanzie di cittadinanza, il discorso grosso delle vittime, la droga e, appunto, le modalità stesse di questo processo di pace. Sulla carta - come dire? - sembrano sempre tutti ottimi processi di pace: la Colombia ha sempre avuto delle ottime carte… Il problema è stato poi quello dell’attuazione e il “riamalgamare” questo da un punto di vista sociale: per esempio il reinserimento degli ex guerriglieri… Non so quando tutto questo possa essere efficace presto!








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