2014-08-18 13:43:00

Filoni in Iraq: cristiani e minoranze a rischio se non si interviene presto


Il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e inviato personale del Papa, prosegue la sua missione tra i rifugiati in Iraq. Attualmente si trova ad Erbil, nel Kurdistan. Domani si recherà a Baghdad dove consegnerà un messaggio del Papa al presidente iracheno. Sulla situazione degli sfollati ascoltiamo la testimonianza dello stesso cardinale Filoni, raggiunto telefonicamente ad Erbil da Sergio Centofanti:

R. - Giorno dopo giorno si vede che, anche se nella precarietà, si prendono già opportune soluzioni per facilitare la presenza di questi oltre ventimila rifugiati qui a Erbil, soprattutto nella cittadina di Ankawa, una cittadina quasi totalmente cristiana caldea, dove sono stati ospitati nei vari luoghi, dai giardini vicini alla chiesa, alla chiesa stessa, ai luoghi di catechismo, oppure nei centri che sono stati messi a disposizione ma dove - ovviamente - si è dovuto far fronte alla logistica: pensiamo ai bagni, alle docce ... qui ci sono 48 gradi! Quindi le esigenze di queste persone sono i beni di prima necessità. Naturalmente, dopo questa prima sistemazione, inizia ad emergere più forte il problema del futuro. Quindi, siamo un po’ in questa situazione. Tutte le autorità ci hanno garantito la loro collaborazione. Bisogna pensare che qui in Iraq oggi ci sono un milione e duecentomila rifugiati, quattrocentomila bambini, persone appartenenti a vari gruppi religiosi ed etnici ... E poi c’è tutto il problema della sicurezza e questo coinvolge le autorità per la presenza e la sicurezza stessa di questi luoghi. Poi c’è tutta la questione dei peshmerga che stanno cercando di riprendere e di controllare i territori che precedentemente non erano sotto il loro controllo.

D. - Il patriarca caldeo Sako ha lanciato un appello alla comunità internazionale a liberare i villaggi occupati dai jihadisti. Lei si è unito a questo appello ...

R. - Sì. In effetti facendo il giro soprattutto nella parte nord, abbiamo constatato le situazioni precarie che si sono create. Vorrei dire che ci sono delle questioni relative proprio alla certezza da parte di questa gente di poter vivere, anche se in luoghi di rifugio, ma comunque in sicurezza. Da parte nostra, quello che sollecitiamo – ma non noi, quindi io in quanto cardinale, o il patriarca o  i vescovi – lo facciamo a nome di tutta la gente, che ovunque siamo andati ci ha chiesto questo. Quello che il patriarca ha messo per iscritto è esattamente quello che i cristiani hanno detto. Quindi non siamo noi portavoce di qualcosa di nostro, quanto delle voci emerse ovunque siamo andati, tra cattolici, cristiani, yazidi, altre minoranze. Questo vorrei dirlo con chiarezza, perché mi pare opportuno che si comprendano l’esigenza e il desiderio di tutta la gente che abbiamo incontrato.

D. - C’è il pericolo che i cristiani e le altre minoranze religiose siano a rischio in Iraq se non si fa nulla?

R. - Certo! È questo il gravissimo problema! Quindi per questo diciamo che l’appello stesso chiede un intervento con urgenza che poi, in fondo fa eco, a ciò che il Santo Padre ha chiesto scrivendo alle Nazioni Unite.

D. - Lei sa che il Papa ha pregato per lei questa mattina a Seoul?

R. - No, è una notizia che mi dà lei…

D. - Il Papa al termine della Preghiera dei fedeli, ha detto queste parole: “ ... per il cardinale Fernando Filoni che doveva essere fra noi, ma che non è potuto venire perché è stato inviato dal Papa al popolo sofferente dell’Iraq, per aiutare i perseguitati e spogliati, e a tutte le minoranze religiose che soffrono in quella terra. Che il Signore gli sia vicino nella sua missione”. Queste sono state le sue parole ...

R. - … colgo questa occasione ovviamente per ringraziare … sono un po’ emozionato nel sapere questo…

D. - Sono parole molto belle dette in un momento particolare, durante la Messa per la pace e la riconciliazione ...

R. - Teniamo presente che più che le persone, la gente qui ha bisogno di essere sostenuta. Ieri sera, quando abbiamo fatto una grande Messa qui ad Erbil con la chiesa molto piena, dove ho manifestato da parte del Santo Padre la vicinanza, l’affetto e l’incoraggiamento. Non eravamo solo noi di qui, i rifugiati e la comunità cristiana di Erbil, ma ovunque siamo andati abbiamo detto di unirsi spiritualmente a questo nostro atto di culto, e quindi anche se erano dispersi nei vari villaggi, noi li avremmo tenuti presenti in questo momento particolare per dire la Messa in favore dei rifugiati, in sostegno alla loro vita. Quindi, eravamo un po’ una comunità presente, ma anche gli assenti, erano spiritualmente presenti.








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