All’indomani della partenza di Papa Francesco dalla Corea, sono in molti a registrare la particolare attenzione che il Pontefice attribuisce al Continente asiatico, dove ritornerà a gennaio prossimo. A sottolinearlo è anche il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Federazione degli episcopati asiatici. L’intervista è del nostro inviato a Seoul, Sèan Patrick Lovett:
R. – I was there for the Youth in Daejeon. ...
Ero a Daejeon per la Giornata della gioventù asiatica
due giorni prima dell’arrivo del Papa. Ho visto l’emozione e la passione per il Papa.
Ogni volta che veniva nominato, la gente si alzava e gridava di gioia, dicendo: “Stiamo
incontrando Papa Francesco in questo momento, per la prima volta, nella vita vera!”.
Le assicuro che non sono rimasti delusi. Sono venuti qui per incontrare il Santo Padre,
per ascoltare il suo messaggio, per ascoltare le sue sfide. Questo è quello che si
aspettavano, quello che tutti si aspettavano e questo è ciò che il Papa ha fatto:
ha sfidato i giovani ad andare fuori per testimoniare il Vangelo, vivere il Vangelo
e fare in modo che anche gli altri possano vivere il Vangelo, diffondere il Vangelo
... Questa è la sfida che ha lanciato ai giovani e a tutte le Chiese in Asia.
D. - Sappiamo già del prossimo viaggio in Asia: tornerà qui di nuovo per recarsi in Sri Lanka e Filippine. Perché questa speciale attenzione per l’Asia?
R. – What we must realise is that Asia is becoming
...
Dobbiamo renderci conto che l’Asia sta diventando
sempre di più il centro del mondo. Prima di tutto in Asia si trova il 60 percento
della popolazione mondiale; secondo motivo: la maggior parte della popolazione asiatica
è giovane. Quindi si tratta di un continente giovane, sta diventando importante dal
punto di vista politico, economico, anche militare – purtroppo. Cina e India insieme
contano il 37 percento della popolazione mondiale: solo due Paesi! Quindi si può notare
come l’attenzione stia gradualmente cambiando. È importante per la Chiesa raggiungere
non solo i cristiani, i cattolici, ma tutti, per portare il messaggio del Vangelo.
Penso che questo sia veramente importante. Non possiamo vivere senza l’Asia. E penso
che il Papa sia interessato all’Asia. Durante l’incontro con i vescovi asiatici ha
parlato dell’Asia, di quanto questa sia importante e del suo grande desiderio di imparare
a conoscere meglio l’Asia. Questa è la cosa che ho colto fin dall’inizio del suo Pontificato.
Quindi non è assolutamente una sorpresa che l’Asia sia per il Papa un continente di
grande speranza, grandi possibilità, grande futuro: è in questo senso che va il Vangelo
ed è per questo che il Papa è venuto qui.
D. - Lei ha parlato delle diversità in Asia. Questo è molto positivo, per la crescita della Chiesa. Ma ci sono delle difficoltà: ci sono tensioni religiose anche in India, nel suo Paese d’origine, purtroppo. Il Papa è a conoscenza di tutto questo?
R. – I am sure the Holy Father is aware ...
Sono sicuro che il Santo Padre ne sia a conoscenza,
ma non abbiamo avuto sufficiente tempo per poterne parlare insieme. Penso che ci siano
sfide di diversa natura; ideologie diverse che spesso sfidano la Chiesa; diverse situazioni
politiche, gruppi religiosi differenti che sfidano la Chiesa. Ma penso che l’Asia
sia in grado si affrontarle. Ci sono i martiri coreani che ci ispirano e che ci mostrano
come affidarsi alla fede. Sono stato in Vietnam, dove ho visto chiese vibranti, nonostante
tutte le grandi difficoltà. Sono stato in chiese povere dove la gente è cosi entusiasta
e ama la fede. In India, possiamo riuscire nel nostro intento. Sono sicuro che lo
stesso sentimento sia presente in tutta l’Asia. Non ho mai e poi mai percepito un
senso di depressione o sorta di sconfitta da parte delle chiese in Asia, in queste
nazioni, mai! La Chiesa è fiduciosa e piena di speranza.
Giovani e riconciliazione sono stati tra i temi forti della visita di Papa Francesco in terra coreana. Proprio su questo binomio si sofferma padre Philippe Blot, della Società delle Missioni estere di Parigi, da 24 anni in Corea del Sud. L’intervista è del nostro inviato Davide Dionisi:
R. - Ho fondato alcune case di accoglienza per i bambini e i giovani che vivono situazioni di difficoltà e non solo per i giovani della Corea del Sud, ma da tre anni a questa parte anche per i giovani che sono fuggiti dalla Corea del Nord: sono 50 giovani. Formiamo una comunità di riconciliazione tra le due nazioni con questa gioventù.
D. - Che eredità lascia ai giovani asiatici questa visita?
R. - Un grande messaggio arriva dalla sua visita: non dormire, ma avere un progetto! Svegliarsi e andare verso gli altri, condividere tutto l’amore che hanno nel loro cuore con agli altri, offrendolo specialmente a coloro che sono isolati, a coloro che sono ammalati, a coloro che hanno bisogno di questo l’amore.
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