2014-08-20 13:57:00

100 anni fa la morte di San Pio X, Papa pastore e riformatore


Cento anni fa, moriva il Papa San Pio X. Culmine delle celebrazioni per ricordarlo sarà la Messa presieduta sabato prossimo dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nel parco del Santuario delle Cendrole, a Riese, in provincia di Treviso. Qui nacque Giuseppe Sarto nel 1835 e sempre il cardinale Pietro Parolin – in un’intervista pubblicata dal settimanale della diocesi di Treviso e ripresa dall’Osservatore Romano – rileva le somiglianze soprattutto nello stile del servizio fra lo stesso Pio X e Papa Francesco. In particolare, il porporato evidenzia come la figura di Pio X non sia “più vincolata al solo problema del modernismo. E’ piuttosto sulla ventata "pastorale" da lui introdotta nella Chiesa del primo Novecento che si sta concentrando l’attenzione”. Condivide questa lettura Gianpaolo Romanato, professore di storia contemporanea all’Università di Padova e membro del Comitato pontificio di Scienze storiche. Lo ha intervistato Debora Donnini:

R. – Ci sono molte affinità, anche di carattere biografico, fra Pio X e Papa Francesco: provengono entrambi da famiglie modeste, entrambi hanno uno stile pastorale molto simile ed entrambi hanno posto al centro del loro Pontificato la riforma della Chiesa.

D. – Infatti, Pio X riformò la Curia e questo non avveniva dal 1588...

R. – Sì, la Curia nasce dopo il Concilio di Trento, appunto, nel 1588. Pur con aggiustamenti, rimase invariata fino alla fine del potere temporale e toccò a Pio X, all’inizio del ‘900, ripensarla e riformarla. Successivamente, la Curia è stata ulteriormente riformata da Paolo VI e da Giovanni Paolo II, ma nelle linee portanti, in fondo anche oggi, è ancora quella ripensata da Pio X, con la riforma che varò nel 1908.

D. – A San Pio X stava anche molto a cuore l’evangelizzazione, la preparazione delle persone al cristianesimo. Tant’è vero che egli realizzò anche un "Catechismo" che è stato molto importante. Perché?

R. – L’evangelizzazione, la “catechizzazione” erano al centro della linea di governo e pastorale di Pio X. Non dimentichiamo che Pio X è l’unico Pontefice dei tempi moderni che è stato per molti anni parroco, per una ventina di anni: prima cappellano e poi parroco in piccole parrocchie di campagna. La pastoralità, quindi, e l’approccio diretto con la popolazione, la trasmissione del messaggio evangelico, erano anche dal punto di vista biografico al centro della sua attenzione. Divenuto Papa, allargò sul piano universale questa linea con le riforme liturgiche, quindi con le riforme della partecipazione dei fedeli al culto, con il varo del Catechismo e con la promozione del culto eucaristico. Sino a Pio X, l’Eucaristia era una pratica lontana, che si faceva raramente. Pio X, invece, promuove la comunione frequente e abbassa l’età minima per i bambini per l’accesso alla Comunione, proprio vedendo nell’Eucaristia uno strumento continuo di accostamento del fedele a Cristo.

D. – Quindi, San Pio X è stato un Papa riformatore?

R. – Io credo che al centro del Pontificato – gli studi più recenti sembra che mi diano ragione – c’è la riforma della Chiesa, la pastoralità, il rinnovamento della Curia romana e del rapporto dell’Istituzione ecclesiastica con i fedeli e della partecipazione dei fedeli. La riforma della Chiesa è, quindi, il "focus" del Pontificato.

D. – Pio X poi allentò in parte il "Non expedit" di Pio IX, e nella sua condanna del modernismo c’è anche la sua visione dei pericoli ideologici di esso...

R. – Pio X vide nel modernismo una minaccia grave per l’integrità della fede. Temette che attraverso le correnti moderniste si stesse insinuando un allentamento proprio del vincolo di fede dei fedeli. Accanto a questo, direi che ci fosse anche il suo distacco biografico dalla questione romana e la sua idea che si dovesse allentare la tensione con lo Stato italiano. Non a caso, gli anni di Pio X sono stati chiamati, a suo tempo, da Spadolini, gli anni della "conciliazione silenziosa". Di qui, l’attenuazione del "Non expedit" e l’elezione al parlamento dei primi parlamentari cattolici, con l’elezione del 1904 e poi con quelle successive.








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