2014-08-20 14:01:00

Gaza. Twal: difficile la pace senza soluzione giusta per tutti


La crisi israelo-palestinese ripiomba in un aperto conflitto a Gaza. La tregua e i negoziati tra le parti mediati dall'Egitto avevano aperto alla speranza, come dice il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal al microfono di Marco Guerra:

R. - Avevamo speranza, però nella speranza c’era anche questa paura interiore che le cose non sarebbero andate bene perché da anni manca una buona volontà politica per arrivare ad una soluzione finale giusta per tutti. Questa soluzione non è arrivata e altri non volevano la tregua, volevano una soluzione! A cosa serve una tregua se le condizioni che portano alla violenza rimangono le stesse? Condizioni che creano persone disperate, frustrate, estremiste e arrabbiate! No! Dobbiamo fare ben altro per creare una vita normale: ci vuole tutta una cultura, una mentalità nuova e una forza internazionale che possa prendere il posto di Israele per rompere questo muro intorno alla città. Noi pensiamo che se ci fosse una vita normale, se fuori ci fossero le strade, se ci fosse un aeroporto per viaggiare, se ci fosse il porto, se le strade fossero aperte fuori, dentro, con Israele, con l’Egitto, con la Giordania e la gente facesse commercio, vivesse, vendesse, si muovesse, studiasse, andasse all’ospedale e all’università, non avremmo degli estremisti frustati e disperati.

D. - Qual è la situazione della piccola comunità cristiana a Gaza?

R. - Questa zona non è stata toccata. Il compendio con la scuola e il convento, hanno aperto le porte ad alcune centinaia di persone - musulmani e cristiani - che vivono lì dentro ora, ma non è stato toccato nulla. È bello che la Chiesa sia aperta a tutti coloro che hanno bisogno, musulmani, cristiani ... La nostra carità qui corrisponde alla vostra solidarietà da fuori.

D. - Il Papa, anche nel suo viaggio in Corea nei giorni scorsi, è tornato molto sulla situazione in Medio Oriente e Gaza. Si sente questa vicinanza del Papa?

R. - Si sente, per noi è un padre, e noi ringraziamo il Santo Padre, gli siamo grati; abbiamo un ricordo molto positivo del suo passaggio qui, della sua sosta al muro, un’immagine che ha fatto il giro del modo. Credo che la gente qui non abbia dimenticato questa sua sosta sul muro di separazione, che significa tutto.

D. - I due popoli, comunque, vogliono la pace. Diciamo che sono un po’ esausti di queste violenze, non sopportano più la guerra …

R. - Assolutamente sì! Immagini qui la nostra Caritas sta raccogliendo aiuti da tutto il mondo: sono state due o tre organizzazioni israeliane che hanno partecipato a questi aiuti materiali da mandare a Gaza. Certamente, non manca la buon volontà a condannare un certo tipo di politica.








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