2014-08-21 15:14:00

Notte di calma a Ferguson. Il Gran giurì decide tra due mesi


Un centinaio di persone è sceso nuovamente in piazza ieri a Ferguson, negli Stati Uniti, per protestare contro l’assassinio del giovane nero, Michael Brown, da parte di un poliziotto, episodio che ha scatenato un’ondata di violenze, aggressioni e saccheggi. Si aspetta ora la decisione del Gran Giurì che in base alle prove potrebbe accusare l’agente, ma non arriverà prima di due mesi. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

E’ stata una notte tranquilla quella trascorsa a Ferguson, nonostante le manifestazioni, la prima di calma dopo più di dieci giorni di proteste e rivolte a sfondo razziale a seguito dell’uccisione di Michael Brown. Nel tentativo di calmare la situazione, è volato in Missouri il ministro della Difesa, Eric Holder, il più alto in grado dell’amministrazione Usa inviato da Obama a Ferguson. Per avere una risposta dalla giustizia si dovranno aspettare forse anche due mesi. Il Gran giurì della contea di Saint Louis ha iniziato ieri a studiare il dossier e ci vorrà del tempo prima di definire la posizione del poliziotto accusato dell’uccisione e stabilire se perseguirlo o meno. Lo stesso Holder ha garantito che i procuratori federali condurranno una inchiesta “intransigente” per stabilire se il poliziotto abbia avuto motivazioni razziste. I funerali di Brown si terranno lunedì, in forma pubblica, a ieri oltre 100 mila dollari erano stati raccolti per finanziare le spese della cerimonia. Una manifestazione è prevista per domenica pomeriggio a Ferguson, il cui ricavato sarà devoluto alla famiglia.

A mons. Robert James Carlson, arcivescovo di Saint Louis, la diocesi di cui fa parte Ferguson, Chris Wells ha chiesto come stia agendo in questo momento la Chiesa:

R. – There’s a number of things we’re doing…

Una delle tante cose che stiamo facendo è dare supporto piscologico alle persone colpite dalla violenza. Ci siamo recati sul posto e abbiamo pregato sul luogo nel quale il giovane è stato ucciso. Ci sono anche sacerdoti che danno supporto ai poliziotti coinvolti, perché anche per loro la situazione è drammatica. Le nostre organizzazioni di beneficienza forniscono cibo perché molti negozi sono chiusi: insieme ad altre organizzazioni umanitarie forniamo cibo perché ce n’è bisogno. Nelle nostre scuole cattoliche, offriamo un certo numero di borse di studio ai poveri con la speranza di creare per loro un’opportunità e sfuggire alla povertà.

D. – Che ruolo ha la Chiesa quando si tratta di affrontare e gestire questo tipo di problemi sociali?

R. – There’s a number of things...
Si possono fare diverse cose. L’associazione ecumenica, di cui sono presidente, ha pubblicato una dichiarazione e chiesto una riflessione sugli argomenti di attualità. Infatti, noi crediamo che la sparatoria sia stata semplicemente il catalizzatore che ha consentito alla rabbia sopita di esplodere. Siamo stati coinvolti insieme ad altre Chiese, sono stati coinvolti i sacerdoti per partecipare a incontri di preghiera nelle chiese della zona. Due notti fa, alcuni esponenti delle Chiese ecumeniche sono stati coinvolti nel tentativo di calmare i manifestanti, per separare i violenti dalla polizia e per cercare una soluzione pacifica.

D. – Lei ha anche chiesto di pregare nelle scuole e la recita del Rosario quotidiano…

R. – Yes, we’ve asked our Catholic grade schools…
Sì, abbiamo chiesto che i nostri alunni delle scuole elementari, un centinaio di scolari che vanno nelle circa 26 scuole elementari cattoliche, recitino quotidianamente il Rosario per la pace e la giustizia. I giovani possono dare un grande contributo in maniera sicura ed efficace, perché è una preghiera che offriamo. Ed è anche importante che le scuole continuino a mantenere l’attenzione sulla necessità di affrontare con i giovani la natura del razzismo sistemico, di farla comprendere loro e di indurli ad operare nelle loro comunità.








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