2014-08-22 12:56:00

Re del Bahrein dona terreno per costruzione di una Cattedrale


Sarà intitolata a “Nostra Signora d’Arabia” la Cattedrale che verrà costruita in Bahrein, su un terreno donato personalmente dal Re. Soddisfazione viene espressa da mons. Camillo Ballin, vicario apostolico dell’Arabia settentrionale. Dal presule comboniano anche un appello al rispetto ed al sostegno di tutte le minoranze religiose. Isabella Piro lo ha intervistato:

R. - Il terreno per la costruzione della chiesa è stato donato da Sua Maestà il Re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa; è un terreno di quasi 9 mila metri quadrati. Il Re è molto contento, mi chiede continuamente notizie sulla costruzione della Chiesa. E quando gli ho detto che la chiesa sarà intitolata a “Nostra Signora d’Arabia”, ne è stato molto felice. Nostra Signora d’Arabia è una “sorella gemella”, per così dire, di Nostra Signora di Fatima e di Lourdes!

D. - A che punto sono i lavori? Sono già iniziati?

R. - No, i lavori non sono ancora iniziati. Per ora, abbiamo fatto un appalto per scegliere il progetto: ha vinto un architetto italiano, che ha realizzato un progetto molto semplice che rappresenta la tenda degli ebrei durante l’esodo. Quando, nel deserto, gli ebrei volevano incontrarsi con Dio, andavano in questa tenda. E’ una Chiesa a forma ottagonale, perché il numero otto è il numero dell’eternità; quindi, quando noi andiamo in chiesa e ci incontriamo con Dio, partecipiamo dell’eternità alla quale siamo chiamati. E’ una chiesa che contiene 2.300 persone; a sinistra c’è la cappella per il Santissimo Sacramento; a destra una cappella dedicata a Nostra Signora d’Arabia; poi un’altra riservata ai confessionali ed infine una quarta cappella ospiterà gli ascensori, in modo che la gente possa entrare in chiesa direttamente dal parcheggio sotterraneo.

D. - La chiesa avrà un campanile visibile anche da lontano?

R. - Sì, però preferisco non esporvi croci o altri segni religiosi. Non perché sia proibito o perché il Re non lo voglia, anzi! Ma perché non voglio suscitare eventuali reazioni da parte dei fondamentalisti.

D. - Il vicariato apostolico dell’Arabia settentrionale si occupa anche della formazione dei sacerdoti?

R. - Sì, nel mio Vicariato ci sono cinquanta sacerdoti. Ci incontriamo due volte all’anno. Purtroppo, non abbiamo a disposizione nessuna Casa religiosa e quindi dobbiamo riunirci negli alberghi. Per questo, ho pensato di costruire, insieme alla chiesa, anche sessanta stanze per i ritiri spirituali dei sacerdoti, dei laici, dei ministri straordinari dell’Eucaristia. C’è bisogno di un posto in cui poterci riunire e che sia centrale tra tutti i Paesi del Vicariato: per questo, abbiamo scelto il Bahrein. Tra l’altro, il Re mi ha dato la nazionalità del Bahrein, io ho il passaporto del Bahrein e questo mi permette di girare con molta libertà tra i Paesi che mi sono affidati (oltre al Bahrein, il vicariato apostolico dell’Arabia settentrionale comprende Kuwait, Qatar e Arabia Saudita ndr).

D. - In questi giorni, il Re del Bahrein ha inviato un messaggio di condoglianze a Papa Francesco per il lutto che ha colpito la famiglia di suo nipote. Anche questo è un segno importante…

R. - Sì, e non solo questo. Anche l’incontro del Re con il Papa (avvenuto in Vaticano il 19 maggio scorso ndr) è stato molto positivo. Sono convinto che il Re sia stato molto contento: dopo la visita, infatti, ha voluto incontrarmi per ringraziarmi di aver lavorato all’organizzazione dell’udienza dal Papa.

D. - Mons. Ballin, come si può contribuire alla costruzione della Chiesa di Nostra Signora d’Arabia? Si può fare una raccolta fondi, spontaneamente?

R. - Sì, si può contribuire in qualsiasi modo. Ad esempio: io ho proposto che tutte le donne che si chiamano “Maria” possano offrire dieci euro ciascuna, per la costruzione della casa di Maria! Si può contribuire anche inviando un’offerta al Collegio Internazionale Daniele Comboni, con questo Iban IT74M0200805142000004990594, e specificando, nella causale, “per Mons. Ballin”.

D. - I cristiani in Medio Oriente stanno vivendo una situazione veramente drammatica. Ci sono ripercussioni di tutto questo nel Vicariato apostolico dell’Arabia settentrionale?

R. - Il Re del Bahrein si è dichiarato disposto ad aiutare duecento famiglie cristiane di Mosul, ed era anche disposto a riceverle in Bahrein. Questo dimostra la sua generosità nei confronti dei cristiani. Per ora, questa situazione così drammatica non si è ancora estesa fino a noi. La reazione dei musulmani è contraria all’Isis, lo Stato islamico di Iraq e Siria. Tutti i musulmani sono contrari, soprattutto i moderati. Anche i fondamentalisti non si sono espressi in maniera positiva, non ho trovato sui giornali dichiarazioni di sostegno dell’Isis, né in Bahrein, né in Kuwait, né altrove. Credo che ci sia, alla base, una ragione politica che rende molto attenti gli altri governi arabi. Cioè: questo Stato islamico cosa vuole? Qual è il suo scopo? Il suo scopo è davvero l’Islam, oppure c’è un movimento politico alla sua origine? E chi lo sostiene? Questo ritornare al califfato è pura immaginazione, pura fantasia, perché non sarà mai accettato da nessun Paese arabo.

D. - Vuole lanciare un appello per la tolleranza religiosa ed in difesa delle minoranze, non solo quelle cristiane?

R. - Tutte le minoranze devono essere sostenute, perché ogni persona è una creatura di Dio, sia essa cristiana o no. Anche i musulmani hanno delle minoranze. E ogni minoranza ha il diritto di esistere, di vivere, perché ogni persona è un essere umano e quindi perché deve subire oppressioni, fucilazioni, esecuzioni immediate, furti, imposizioni della religione? Perché? Ogni persona deve essere libera di scegliere la religione che vuole, di vivere secondo il rispetto della persona umana, della società umana, secondo i diritti umani. Ogni persona è creata da Dio e quindi, in quanto creatura di Dio, ha il diritto di vivere la propria vita, umana e religiosa, come desidera.








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