2014-08-23 14:38:00

Nuove tensioni Russia-Ucraina, Merkel: "La pace è possibile"


Una pace in Ucraina è possibile, a condizione che sia Kiev che Mosca “si impegnino” per questo. Lo ha detto Angela Merkel dopo aver incontrato il presidente ucraino Petro Poroshenko. La priorità, ha spiegato la cancelliera tedesca, resta “una soluzione diplomatica” della crisi. Intanto, sono rientrati in Russia i camion del convoglio umanitario il cui ingresso in Ucraina – non autorizzato, secondo Kiev - aveva fatto crescere la tensione. Partendo da questo punto, Davide Maggiore ha chiesto a Marco di Liddo, analista del Centro studi internazionali perché l’attenzione di Mosca allo scenario ucraino resta alta:

R. – Putin ci ha abituato ad azioni dirette. L’establishment del Cremlino non può dimostrarsi debole e non può rinunciare al dossier del sostegno della ribellione delle regioni orientali ucraine, per una questione non solo di principio, ma anche di prestigio. Ha investito molto in quel dossier, e nel caso in cui ci rinunciasse troppo facilmente rischierebbe un ridimensionamento del proprio sostegno interno, nonché un danno a quella che Putin ritiene essere l’immagine che la Russia deve dare a livello internazionale.

D. – Si inserisce, quindi, in questo contesto anche la pressione militare, che si starebbe effettuando alle frontiere con circa 18 mila uomini dispiegati?

R. – Da quando è iniziata la crisi, la Russia ha sempre mantenuto un nutrito contingente militare ai confini dell’Ucraina. Nel periodo più duro della crisi, questo contingente ha raggiunto anche le 40 mila unità. Giocare la carta della pressione militare fa parte della politica del Cremlino, che intende mostrare i muscoli per mandare un messaggio all’Occidente, ossia: la Russia è presente e non rinuncerà facilmente ad una sfera di influenza che ritiene personale e irrinunciabile. Detto questo, al momento l’opzione di un’invasione di terra, diretta, sembra residuale ma la storia e l’esperienza ci hanno insegnato che le decisioni al Cremlino sono spesso imperscrutabili.

D. – Angela Merkel è in visita a Kiev. Come valutare l’atteggiamento dell’Europa di fronte a questa crisi?

R. – Ci sono molti Paesi, molte aziende strategiche europee, che hanno interessi in Russia e fiorenti rapporti commerciali con la Russia. Non tutti i Paesi, sia per queste ragioni economiche sia per ragioni politiche, intendono peggiorare i rapporti con il Cremlino a causa di un dossier come quello ucraino, che è sicuramente più sentito dai Paesi baltici e dai Paesi dell’Europa orientale che dai vecchi membri dell’Unione Europea. La visita della Merkel si pone come la visita del capo del governo tedesco, che è stato tra i principali sostenitori della rivolta in Ucraina e, quindi, è un segnale di sostegno più tedesco che pienamente e maturamente europeo.

D. – Sempre dalla Germania sono arrivate le dichiarazioni del vice cancelliere Sigmar Gabriel, che dice di vedere di buon occhio una soluzione federale per il futuro dell’Ucraina. Può essere questa la chiave per risolvere la crisi?

R. – Questo è un progetto che piace anche al Cremlino. Naturalmente, bisognerà pensare in modo molto attento quali saranno i poteri delle regioni. A Mosca piacerebbe una soluzione in cui le regioni dell’Est siano in grado di porre un veto o di influenzare le decisioni di tutto il Paese e parlo, in particolare, di una maggiore integrazione europea o di un’eventuale integrazione atlantica; più a Ovest la soluzione patrocinata è quella di un Paese che garantisca ampie autonomie economiche, linguistiche, culturali, ma con un governo centrale, comunque, in grado di prendere decisioni strategiche autonome.








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