2014-08-25 13:02:00

La misericordia al centro della Settimana teologica di Camaldoli


Si è aperta ieri, presso il monastero di Camaldoli, in provincia di Arezzo, la “Settimana teologica” organizzata dal Meic, il Movimento ecclesiale di impegno culturale. Tema di quest’anno è la misericordia. Antonio Elia Migliozzi ha chiesto a Carlo Cirotto, presidente nazionale del Meic, perché sia stato scelto questo tema:

R. – Il motivo è piuttosto semplice ed è lo stesso Papa Francesco che ce lo ha indicato: la misericordia come stile fondamentale di comportamento dei cristiani. Per questo motivo abbiamo ritenuto necessario fare un approfondimento su più livelli, come siamo soliti fare nel Meic, a livello teologico, ma anche a livello filosofico e a livello delle applicazioni pratiche. Certo, la misericordia pone tanti problemi, ma li affronteremo in maniera molto sistematica e molto regolare: sia con iniziative assolutamente spirituali, come la Lectio Divina, le liturgie monastiche, ma anche con dialoghi, approfondimenti tra noi. Ampio spazio, quindi, verrà dato al dibattito e all’approfondimento.

D. – Papa Francesco ha dato molta rilevanza alla misericordia. Come possono convivere misericordia e verità?

R. – Certo, questo è un problema da approfondire e, credo di poter dire, soprattutto in questi ultimi tempi, con le notizie che ci bombardano da tutte le parti: notizie che vengono dall’Iraq, cose tremende, notizie che vengono dall’Europa, notizie che vengono dall’Italia, con genitori che ogni giorno ammazzano i figli. Come si può convivere in maniera misericordiosa con queste persone e come giudicare questi atteggiamenti in maniera misericordiosa? La sfida, quindi, è forte. Questo sarà uno dei temi specifici che porremo a un cappellano del carcere minorile, il quale deve ogni giorno, in pratica, ma anche in teoria, affrontare questi problemi: la giustizia, la giustizia sociale, quindi il carcere, e la misericordia cristiana, con i carcerati. Un approfondimento che non durerà soltanto il tempo della Settimana teologica, ma che continuerà poi per tutto l’anno che verrà.

D. – Come movimento, con quali modalità portate avanti, durante tutto l’anno, il dialogo sui temi etici e religiosi?

R. –C’è un vizio di fondo degli intellettuali - non solo cattolici, ma tutti gli intellettuali – di considerarsi dalla parte giusta e quindi di trattare gli interlocutori come delle persone ad un livello inferiore. Questo è quanto mai nocivo, quando si va a testimoniare la propria fede. Forse siamo stati abituati a testimoniare la fede a livello intellettuale, dimostrando le cose, e se la nostra dimostrazione è irreprensibile allora pensiamo che quella persona debba arrivare per forza alla fede. E’ un atteggiamento che serpeggia un po’ da tutte le parti. Questo, quindi, sarà un impegno specifico per noi, un impegno non solo di approfondimento teorico, ma di messa in pratica di queste cose. Non sarà facile.








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