2014-08-30 15:55:00

Venezia. "Dialoghi con Dio", 9 registi si confrontano con le religioni


Non un film spirituale, ma uno sguardo sincero sul rapporto con Dio. Con “Words with Gods – Dialoghi con Dio” nove registi provenienti da tutto il mondo - tra questi Warwick Thornton, Héctor Babenco, Mira Nair, Amos Gitai, Emir Kusturica e Hideo Nakata - si impegnano a raccontarlo nelle loro religioni. Giunti a Venezia per aiutare, con la loro riflessione collettiva, il dialogo interreligioso e ricordare il valore della tolleranza e della condivisione. Il servizio di Luca Pellegrini:

Mettendosi dinanzi al proprio Dio, nove registi sono stati chiamati a parlare di Lui, a raccontarlo sullo schermo a modo loro, in totale autonomia, senza preconcetti. “Words with Gods - Dialoghi con Dio”, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, nelle parole di uno dei produttori, Lucas Akoskin, “è un invito a considerare il valore di esperienze religiose universali diverse e a condividere, attraverso il potere di storie bellissime e dei personaggi che vi sono coinvolti, la nostra umanità”. Il film è un progetto nato da un’idea dello scrittore e regista messicano Guillermo Arriaga, che così lo descrive:

R. – Me parece que es un tema muy importante...
Mi sembra che sia un tema molto importante per noi, la discussione sulla religione, e credo si debba cominciare un dialogo perché tutto il mondo ne parli in maniera rispettosa, in maniera integra, in maniera umanistica. Credo che la religione debba avvicinarci e non separarci. E io ho pensato a registi che comunicassero tutta la pluralità del mondo: volevo che si parlasse di tutte le religioni, ecumenicamente, perché questa discussione avesse un senso, avesse sostanza.

R. – Lei si è riservato l’episodio conclusivo sull’ateismo. Perché e che cosa voleva raccontare?
Io sono ateo, sposato con una cattolica, quindi per me la religione è importante. E anche se sono ateo, credo si debba prendere una posizione su cosa sia la religione, anche per chi che non è religioso come me.  

A fianco della spiritualità aborigena, del culto umbanda, di induismo, buddismo, ebraismo e ortodossia, Alex de la Iglesia ha diretto l’episodio, abbastanza provocatorio, intitolato “La confessione”, dedicato al cattolicesimo:

R. – El humor es la mejor manera...
Io sono profondamente cattolico, quindi ho cominciato a pensare a una storia che raccontasse quello che più mi interessava, quello che mi piaceva di più della religione cattolica. E senza dubbio quello che più mi piace della religione cattolica è il perdono dei peccati: se tu sei una buona persona, rispettabile, onesta, che vive una vita corretta, e sei caro a tutti e amato da tutti, chiaramente vieni premiato. Ma se sei una persona perversa, crudele, che commette tantissimi peccati, insuperbito dal vizio e dalla corruzione, e alla fine della tua vita ti rendi conto che questo cammino è sbagliato, difettoso, e scopri i tuoi problemi, i tuoi errori e le tue contraddizioni, tu sei più amato da Dio di quello di cui dicevamo prima. Dà una prospettiva assolutamente differente della religione cattolica: ti dà, prima cosa, speranza e, secondo, ridefinisce l’uomo. Noi siamo un’altra cosa che esseri nel peccato. L’uomo non è uomo perché pecca, l’uomo è quello che si sbaglia. Ecco cos’è l’uomo. Questo mi riempie di felicità e soprattutto di speranza.  

“A volte alza lo sguardo” è il titolo, invece, che Bahman Ghobadi ha scelto per l’islam. Come ha pensato di raccontarlo, considerando anche la delicatezza di una sua rappresentazione cinematografica e la tragicità dei tempi che stiamo vivendo?

R. – In the origin, Islam is not a really hard religion: it was not!...
In origine, l’islam non era una religione così dura: no! L’uomo l’ha reso così! Le stesse persone che hanno il potere, giocano con la religione. Guardiamo alla questione dell’Iraq, dove gli sciiti e sunniti si uccidono a vicenda: ma questo lo fanno le persone, uomini spregevoli che vogliono fare soldi, che vogliono fare affari con la religione… Voglio guardare alla religione in modo decisamente più semplice come ho fatto nel mio film; voglio giocare con questo aspetto. Qual è la differenza tra me e te? Abbiamo gli stessi occhi, gli stessi sentimenti, le stesse mani, le stesse dita… Potrei dare la vita magari per un piccolo bacio dall’Africa, dall’Australia, perché siamo in un mondo così piccolo! Questo è il modo giusto per combattere contro questa visione, affinché tutto possa essere più positivo e adeguato.








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