2014-08-30 08:44:00

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica


Nella 22.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Pietro rimprovera Gesù perché ha rivelato ai discepoli che dovrà essere ucciso. Il Signore allora dice:

«Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

Pietro ha dichiarato la sua fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, ma pensa a un Dio di successo, che ha una risposta per tutto. Ora Gesù incomincia ad introdurre i suoi discepoli, di ieri e di oggi, al mistero di Dio: non un mistero di successo, ma di donazione, di amore. Dio è questa capacità infinita di donarsi, fino a lasciarsi inchiodare su una croce di fallimento totale: Gesù annuncia che egli “deve” andare a Gerusalemme e soffrire molto. La risposta di Pietro è coerente con la sua idea di Dio: “A te questo non può, non deve accadere”. Dio non può avere una simile volontà per te! Gesù lo allontana, come aveva allontanato il demonio della tentazione: “Tutte queste cose io ti darò se, prostrandoti, mi adorerai”. Gli dice Gesù: “Vattene, Satana!” (Mt 4, 9-10). Gesù dice ora a Pietro: “Va’ via! Passa dietro me e trovati un’altra strada”. “Tu mi sei pietra d’inciampo, mi sei di scandalo”. E ai discepoli comincia a svelare questo cuore divino che è “totale donazione”, amore gratuito che conquista attirando a sé, per cui chi vuole difendere la propria vita, di fatto, la perde, ma chi perde la sua vita, questi davvero la salva: è l’amore che salva. Seguire Gesù significa camminare sulle orme che ci ha lasciato Lui: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Questo è Dio. “La Chiesa non fa proselitismo, come ci ripete Papa Francesco. Essa si sviluppa piuttosto per “attrazione”: come Cristo “attira tutti a sé” con la forza del suo amore, culminato nel sacrificio della Croce” (Benedetto XVI, Omelia, 13 maggio 2007; cfr. Papa Francesco,  Evangelii Gaudium, 14).








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