2014-08-30 08:15:00

Stato Islamico sotto attacco in Siria e Iraq. 4,6 milioni di profughi


Si continua a combattere in Siria e in Iraq nelle aree finite sotto l’influenza dello Stato Islamico. E proseguono i raid Usa sulle postazioni dei jihadisti nei pressi di Mosul. Intanto La Gran Bretagna ha innalzato il livello di allerta terrorismo a causa del fenomeno dei jihadisti britannici andati a combattere in Medio Oriente. Infine è sempre più drammatica emergenza umanitaria con oltre 4 milioni e mezzo di profughi tra Siria e Iraq. Il Servizio di Marco Guerra:

Proseguono i raid aerei americani contro postazioni dello Stato Islamico vicino alla diga di Mosul, in Iraq. Gli ultimi attacchi hanno distrutto diversi veicoli di supporto alle milizie dell’Is. Dall'8 agosto sono stati condotti un totale di 110 incursioni dell’aviazione, riferisce il Comando centrale militare Usa. E mentre Washington si interroga ancora sull’eventualità di espandere i raid in Siria, l’aviazione di Damasco bombarda le postazioni dell'Is nella provincia di Deyr az Zor, dove il governo teme una nuova offensiva, dopo quella con cui nei giorni scorsi i jihadisti si sono impadroniti di una base militare nella provincia di Raqqa, massacrando decine di soldati. Intanto Antonio Guterres, l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha definito la situazione siriana “La più grande emergenza umanitaria della nostra era”. Sono infatti 3 milioni i profughi fuori confini e 6,5 milioni gli sfollati interni. Drammatici i numeri anche in Iraq: 1,6 milioni gli sfollati, 850mila solo nel mese di agosto. Infine, la Gran Bretagna ha innalzato il livello di allerta terrorismo a “grave” per far fronte a eventuali attentati condotti dagli oltre 500 jihadisti britannici partiti dal Regno Unito a combattere in Siria e l’Iraq. Tra i provvedimenti che sanno presi anche la confisca dei passaporti.

La crisi in Siria, dopo tre anni e mezzo di conflitto, ha provocato la cifra record di tre milioni di profughi: si tratta - denuncia l’Onu - della più grande emergenza umanitaria della nostra epoca. Sulla situazione nel Paese, è intervenuto al Meeting di Rimini il vicario apostolico di Aleppo, mons. Georges Abou Khazen. Il nostro inviato a Rimini Luca Collodi lo ha intervistato:

R. - Finora, la Siria è stata un bel mosaico di 23 gruppi differenti: gruppi etnici e gruppi religiosi. Purtroppo, adesso, vediamo che si vuole disfare questo bel mosaico. Questi gruppi sono aiutati da gente che si dice “democratica”: ma se nella democrazia io non rispetto l’altro che è diverso da me, che democrazia è?

D. - Dietro il fattore religioso cosa si nasconde, di fatto?

R. - Fattori politici, fattori economici e tutto il resto. E noi lo vediamo. Purtroppo, vediamo anche come sia una politica, quella di svuotare l’Oriente dai suoi cristiani e dalle altre minoranze. Perche? A favore di chi? E’ lì la domanda …

D. - Il problema riguarda soltanto i cristiani o anche altre minoranze?

R. - Il problema in Medio Oriente riguarda tutte le minoranze. Invece che un bel mosaico, loro vogliono fare un quadro monocolore.

D. - Il Papa dice che è più difficile fare la pace che la guerra. Esiste una via di uscita alla situazione siriana?

R. - Per me sì, sicuramente. Lo ripeto sempre: invece di aiutarci ad ammazzarci, dandoci le armi, aiutateci a riconciliarci. Ma se continuate a darci le armi e ci ammazziamo, dove si arriva? In questo ci devono aiutare.

D. - L’Occidente ha sottovalutato la situazione siriana?

R. - L’ha sottovalutata e, di fatto, ha voluto questo. Loro dovrebbero aver imparato dalle altre esperienze e da altre regioni; nonostante tutto, hanno continuato e continuano a farlo.

D. - Come si vive in questi giorni ad Aleppo?

R. - La vita è molto difficile. Siamo stati sotto assedio per mesi e mesi, quando è mancato quasi tutto e adesso quello che manca di più è l’acqua, che comincia un po’ a tornare; e la luce. È una città di circa quattro milioni di persone senz’acqua. La gente comincia ad avere acqua grazie ai pozzi che si trovano nelle chiese, nei conventi e nelle moschee.

D. - In Siria esiste un islam moderato? Cosa dice?

R. - Per me un islam moderato esiste sicuramente, un islam che è “vissuto”. Certo, non è stato tutto “rose e fiori” nel corso della storia, però esiste un islam moderato, e questo fin dalle origini: tra gli Omayyadi, Mu’āwiya spostò la capitale, il Califfato, dalla Mecca - un ambiente chiuso - a Damasco - un ambiente molto aperto - e così è cominciata l’apertura ed è continuata. Poi basta sentire i capi musulmani; basta sentire il muftì - sia il muftì della Siria, sia il muftì di Aleppo - e altre personalità musulmane che dicono adesso: “Il Paese è nostro e noi [musulmani] siamo ospiti loro, dei cristiani, perché loro sono arrivati molto prima di noi”. So che questo non si era mai sentito prima e non si sentirà forse da altri Paesi ma in Siria si sente. …

 

 








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