2014-09-01 13:00:00

A Siracusa mons. Twal ricorda la violenza religiosa in Medio Oriente


“Non posso non pensare alla violenza religiosa, che si traduce in scritte offensive e minacce, che spesso si vedono sui muri delle chiese e dei conventi in tutta la Terra Santa; al processo di pace in Medio Oriente, che vede nel conflitto israelo-palestinese uno dei nodi più aggrovigliati; al terrorismo di Al Qaida e dell’Isis in Iraq e Siria, inizialmente supportato dalla Comunità internazionale e che ormai fa paura a tutto il mondo”. E’ uno dei passaggi dell’omelia che mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme, ha tenuto ieri sera alla basilica santuario della Madonna delle Lacrime per il 61° anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa. Ad accoglierlo è stato l’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo: “Siamo partecipi alle sofferenze del tuo popolo – ha detto – e lo affidiamo alle preghiere della Madonna delle Lacrime”.

“Come sono attuali le lacrime in questo tempo tanto tormentato! Tempo di crudeltà e malvagità. Tempo di violenza e prepotenza. «Siamo alla terza guerra mondiale», ha detto di recente papa Francesco". Il patriarca di Gerusalemme ha parlato della sua terra: “A noi Pastori del Medio Oriente, vedendo tutta la crudeltà degli uomini, vedendo i continui massacri di Gaza, la persecuzione dei cristiani per la loro fede, a noi che ci troviamo sulle orme di Gesù, non rimane che pregare, aspettare e piangere, guardando il mondo umiliato, perché incapace di fermare la violenza e tanto orrore. Oggi parlare di morte, di sofferenza, di malattie ci fa paura perché non abbiamo fede, e non avendo fede, non troviamo la risposta a tante domande. Anche oggi non mancano i cristiani, fedeli a Cristo, che nel Medio Oriente hanno preferito la morte, l’esodo e la spogliazione di tutto, ma mai hanno accettato di convertirsi all’Islam per aver salva la vita...

In Terra Santa - ha detto - viviamo un conflitto che non sembra trovare una soluzione a breve termine, e che pesa fortemente su tutti i suoi abitanti, compresi i cristiani. Questa dolorosa realtà solleva molte domande sul nostro futuro in questo paese, ed è fonte di profonda preoccupazione. Abbiamo bisogno della risposta della fede. La risposta non è né l’emigrazione, né il chiuderci in noi stessi. La risposta è rimanere, vivere e morire in Terra Santa. La nostra terra è santa - ha affermato il presule - e in quanto tale, le dobbiamo una risposta di fedeltà, perché la nostra permanenza è una vocazione divina, una benedizione, un privilegio".

Infine il patriarca ha fatto riferimento alla terra di Sicilia: "Molte lacrime vengono versate anche in questa amata terra. - ha detto mons. Twal - Sono le lacrime di coloro che sono arrivati in quest’Isola, in fuga dalla propria terra e ora sono lontani dalla loro patria. Molti di loro hanno scelto la cara Sicilia come luogo di transito e molti si trovano sepolti in questa terra e in questo mare. Quante lacrime sono versate da coloro che vengono rifiutati, respinti, non accolti! La Madonna di Siracusa piange con noi e su di noi! 

Noi, come Chiesa Madre di Gerusalemme - ha concluso il patriarca - oltre ai numerosi problemi sociali e politici che ci sommergono quotidianamente, siamo anche alle prese con le migliaia di rifugiati che hanno abbandonato le loro case in Siria e in Iraq, per scappare dai combattimenti che infuriano in quel Paese. La Caritas giordana, sostenuta anche dalla Caritas Italiana, è mobilitata per aiutare questi nostri fratelli. Abbiamo aperto le nostre scuole per accogliere i bambini siriani. Abbiamo aperto le porte del Centro Regina della Pace, per accogliere tante famiglie cristiane dalla Siria e dall’Iraq. (R.P.)








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