2014-09-01 11:16:00

Pellegrini da Assisi a Gubbio sul Sentiero di Francesco


Al via oggi la settima edizione de “Il Sentiero di Francesco”: i partecipanti seguiranno i passi del Poverello da Assisi a Gubbio, ripercorrendo il cammino compiuto dal Santo nell’inverno tra il 1206 e il 1207. Si tratta di un evento promosso dalle diocesi di Assisi e Gubbio. Antonio Elia Migliozzi ne parlato con Daniele Morini addetto stampa dell’iniziativa:

R. – Francesco di Assisi fece questo cammino di riconciliazione con se stesso, prima di farsi uomo di pace per gli altri. È costitutiva del messaggio francescano tutta questa esperienza che il “Poverello” di Assisi ha fatto da Assisi a Gubbio: era l’inverno fra il 1206 e il 1207 quando Francesco si spogliò in piazza, con un gesto eclatante; rinunciava alla ricchezza paterna per abbandonare tutto, per mettersi in cammino su una strada che neanche lui conosceva ancora pienamente. Era la strada della conversione, era la strada della riconciliazione. Non venne casualmente a Gubbio e di questo ne siamo convinti. Ci domandiamo spesso: perché lui partì da Assisi e venne a Gubbio? Perché Francesco di Assisi aveva vissuto qualche mese di prigionia a Perugia con un suo amico, Spadalonga: quella degli Spadalonga era una famiglia di commercianti di stoffe, proprio come Pietro di Bernardone, padre di Francesco. In quelle giornate di prigionia, Giacomello Spadalonga - doveva essere lui che visse in prigionia con Francesco – spiegò che a Gubbio un Santo – Sant’Ubaldo, che è il patrono di Gubbio – aveva già riformato la Chiesa: l’aveva resa accogliente, aveva predicato un linguaggio diverso da quello che la Chiesa predicava in quegli anni e Francesco probabilmente fu attratto da quella luce. Per questo decise di arrivare a Gubbio per riconciliarsi, innanzitutto, con se stesso.

D. – Come può questa riconciliazione interiore aiutarci a vivere meglio anche le relazioni interpersonali?

R. – Partendo proprio da questo bisogno delle persone di mettersi in cammino. Due sono le caratteristiche principali che le persone cercano quando si mettono in cammino, almeno da quello che rileviamo noi accogliendo i pellegrini a Gubbio, ad Assisi e lungo il sentiero che collega appunto La Verna con la città santa francescana di Assisi. Una è proprio quella del bisogno di sentirsi accolti, in maniera semplice e povera, come la definiamo noi. L’altra è quella della relazione: lungo il cammino si sperimentano tanti tipi di relazioni e, in particolare, a noi interessa il fatto che lungo questo cammino si sperimenta la relazione che educa alla custodia del Creato. Le relazioni che si costruiscono durante il cammino con gli altri sono tantissime e ci servono a trovare una dimensione diversa di relazione con noi stessi ma anche con il mondo che ci circonda, con il Creato, con la quotidianità, con la frenesia che solitamente caratterizza le nostre giornate lavorative.

D. – Quanto è importante il messaggio di San Francesco nella società del nostro tempo, spesso rivolta solo alla materialità delle cose?

R. – Il messaggio francescano è quanto di più universale la Chiesa possa proporre, anche in dialogo con il mondo laico e con i non credenti. Il messaggio di San Francesco ha una validità che ha attraversato davvero tutti questi otto secoli che ci separano dall’inizio della sua vocazione e del suo ministero di riforma, di riconciliazione. Sperimentare il messaggio francescano significa, oggi, toccare vari segmenti della vita di ognuno di noi: dicevamo la riconciliazione con noi stessi, la riconciliazione con gli altri, la riconciliazione con Dio e quindi l’esperienza mistica, spirituale di fede. Inoltre, la riconciliazione con il Creato, credenti e non credenti: l’ambiente da una parte e dall'altra, la custodia del Creato e la riconciliazione fra le persone, per dire la dimensione di una pace di cui bisogna essere operatori attivi ogni giorno.








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