2014-09-02 12:31:00

Mons. Tomasi: fermare l'Is, rischiamo effetti devastanti


In Iraq, i jihadisti sunniti dello Stato islamico avrebbero iniziato a ritirarsi da una serie di villaggi situati a sud di Kirkuk. Intanto Amnesty International denuncia che gli estremisti hanno lanciato una campagna di "sistematica pulizia etnica nel Nord del Paese rendendosi responsabili di crimini di guerra" contro le minoranze etniche e religiose. Di fronte a questa situazione il Consiglio Onu dei Diritti Umani ha deciso ieri di inviare una missione in Iraq. Sentiamo l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi, intervistato da Alessandro Guarasci

R. - La comunità internazionale parla del dovere di proteggere i diritti fondamentali di queste persone attraverso quei mezzi che la comunità internazionale si è data, come le Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza, il Consiglio dei diritti umani e così via. Si è conclusa qui a Ginevra la sessione speciale del Consiglio dei diritti umani sull’Iraq, per consenso è stata approvata una risoluzione che chiede che sia inviata una missione di investigazione in Iraq per documentare le violenze fatte, in modo da poter portare in tribunale i colpevoli e non accettare l’impunità che potrebbe poi favorire altri gruppi a commettere le stesse atrocità.

D. – Dunque, secondo lei, sta aumentando la consapevolezza della pericolosità dello Stato Islamico?

R. – Il fatto che ci sia questa reazione coordinata e universale di condanna, mi pare riveli che il pericolo non è semplicemente limitato al Nord dell’Iraq e alle comunità che sono attaccate direttamente, ma che lasciando andare avanti le loro conquiste sul terreno si pone una minaccia molto più ampia che addirittura potrebbe avere ripercussioni attraverso quei mercenari che sono venuti dall’Europa e da altri Paesi con effetti devastanti.

D. - Come sono stati accolti i ripetuti appelli del Papa per la pace?

R. – Credo che la forza con cui Papa Francesco ha richiamato pubblicamente invitando alla preghiera e a conoscere la situazione, abbia influito sull’opinione pubblica degli Stati di cominciare a muoversi, e a fare qualcosa di concreto che disarmi la mano dell’aggressore ingiusto.








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