2014-09-02 20:01:00

Siria: in video dell’Is, decapitazione di un altro giornalista Usa


Un altro video choc è stato diffuso dal sedicente Stato islamico. Nel filmato di oltre due minuti si vede la decapitazione di un giornalista americano: si tratta di Steven Sotloff, 31 anni. A riferirlo è il New York Times. Solo qualche giorno fa, sempre in un video, la madre del reporter aveva chiesto la liberazione del figlio, rapito in Siria nell'agosto del 2013. Nel filmato, l’Is ha minacciato di uccidere un ostaggio britannico, David Cawthorne Haines. La Casa Bianca, al momento, non ha confermato l’autenticità del video ma il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Jennifer Psaki, ha parlato di “un atto terrificante”. “E’ disgustoso e spregevole”: così il premier britannico David Cameron parlando del video. Secondo la Cnn, il boia che avrebbe decapitato il reporter americano Steven Sotloff sarebbe lo stesso responsabile della morte di James Foley, ucciso alcune settimane fa. Allora l’Isis aveva avvertito gli Stati Uniti che la vita di Sotloff sarebbe stata legata alla prosecuzione dei raid americani.

Continuano, intanto, gli scontri sulle alture del Golan, al confine tra Siria e Israele, tra miliziani islamici di Al Nusra ed esercito siriano. La situazione preoccupa Israele per un possibile coinvolgimento negli scontri. I miliziani hanno chiesto di essere cancellati dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell’Onu, in cambio del rilascio di 45 caschi blu sequestrati la scorsa settimana al valico di Quneitra tra Siria e Israele. Sugli obiettivi del movimento fondamentalista, Giancarlo La Vella ha intervistato Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente:

R. - L’obiettivo è quello di consolidare la loro posizione sul fronte Sud, perché è una zona in cui contemporaneamente è in corso un’offensiva molto forte da parte delle truppe lealiste. La situazione è molto confusa nella zona, anche il controllo del territorio è molto influenzato dalle ripercussioni di questi raid da parte, appunto, dell’esercito siriano.

D. - Secondo lei, c’è il tentativo di coinvolgere in qualche modo lo Stato di Israele e quindi di allargare il conflitto?

R. - Non credo proprio che ci sia un’intenzione di coinvolgere in maniera diretta Israele, tanto meno credo che Israele abbia alcuna intenzione di volersi far coinvolgere. È certo che si tratta di una situazione un po’ paradossale che dice, secondo me, anche la difficoltà dell’Onu a far fronte ad una situazione completamente nuova. Abbiamo osservatori sul territorio, una forza di pace internazionale - che è lì dal 1974 - per controllare un cessate-il-fuoco tra due entità che ormai oggi non hanno alcun interesse ad entrare in conflitto tra di loro, cioè lo Stato di Israele e la Siria. Dall’altra parte, però, le forze dell’Onu non hanno alcun mandato rispetto a una situazione che è incandescente. 








All the contents on this site are copyrighted ©.