2014-09-03 08:14:00

Dieci anni fa la strage nella Scuola n. 1 di Beslan


Il 3 settembre di 10 anni fa si concludeva nel sangue l’attento di 32 terroristi ceceni alla scuola di Beslan, in Ossezia. Morirono 334 persone di cui 186 bambini. Il dramma era cominciato tre giorni prima durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico, con il sequestro di 1100 persone e finì con il blitz delle teste di cuoio russe. Fausta Speranza ha intervistato Ennio Bordato presidente dell’Associazione “Aiutateci a salvare i bambini” che ha contribuito al sostegno psicologico dei sopravvissuti:

R. – La tragedia è presente tutti i giorni, in tutte le famiglie, nella popolazione della città di Beslan e dell’Ossezia e della Russia. Dove ci sono famiglie che alle spalle hanno una capacità di intervento e di gestione delle dinamiche di relazione, troviamo la situazione migliore. Laddove la famiglia non è in grado di fare questo, o purtroppo a causa dell’attentato la famiglia si è disgregata, i genitori sono morti, comunque la situazione è involuta negativamente, la situazione non è assolutamente migliorata. E’ una tragedia che permane tuttora ed è viva nella carne e nel sangue della popolazione osseta e della Russia intera.

D. – Nell’immaginario è una sorta di 11 settembre, di spartiacque del tempo?

R. – E’ una tragedia che ha colpito un popolo intero, un popolo che rappresentava all’interno della Russia un’isola cristiana in mezzo a un mare di popolazioni musulmane. Una popolazione, quella osseta, che ha sempre avuto rapporti geopolitici con Mosca. E’ una situazione di una complessità assoluta. Però, direi che la cosa importante è che dall’Italia noi siamo riusciti a intervenire e in effetti riscontriamo che l’intervento che l’Università di Padova ha compiuto è un intervento che è stato mirato e che è un intervento riuscito. Ora, seguiamo ancora la situazione, abbiamo rapporti, ma direi che da questo punto di vista possiamo dire che l’Italia è stata l’unica – ci è stato riconosciuto stamattina dal governo dell’Ossezia – che è riuscita a intervenire portando capacità di intervento vero all’interno di questa problematica terribile di una tragedia infinita.

D. – Sicuramente, nella popolazione della zona è stata fatta una riflessione profondissima al di là del dolore umano su quanto accaduto…

R. – L’Associazione “Madri di Beslan” andrà al tribunale dei diritti dell’uomo di Strasburgo perché vuole vedere riconosciuta la problematica della complessità e della grande pochezza delle strutture locali sull’intervento. Certo, su questo io non posso pronunciarmi perché la questione è stata complicata, anche dal punto di vista politico. Si sono riscontrate una serie di problematiche che credo però potrebbero sorgere in qualsiasi parte del mondo data la complessità della cosa: 1.200 persone in una scuola, in quelle situazioni di precarietà. Quasi un problema insuperabile. Comunque c’è dibattito, c’è anche il governo locale che è intervenuto, c’è la popolazione intera che discute a dieci anni dall’attentato.

D. – I bambini dei fatti di Beslan oggi sono adolescenti, giovani: cosa dire delle difficoltà di questi bambini di affacciarsi al mondo, alla realtà, alla positività, dopo aver visto tanto orrore?

R. – Sono diventati tutti grandi. Sono ragazzi, giovani che hanno cominciato, quasi tutti, l’università. Se ne sono andati di qui, dall’Ossezia, per motivi di studio. Sono andati a Mosca e San Pietroburgo. Di quanto è successo non ne parlano volentieri, questo mi sembra chiaro, ma laddove ci si ferma e si riflette l’umanità poi rinasce. Queste persone che hanno vissuto questi momenti che sono stati di assoluto male, hanno “razionalizzato” e sono oggi molto disponibili al futuro, molto disponibili al bene, ad andare avanti ma andare avanti in termini assai positivi. Non dimenticando, perché è impossibile dimenticare, ma dando un segnale che la vita continua in termini positivi: hanno fatto l’enorme sforzo di recuperare i momenti positivi e la capacità di essere “portatori” di bontà all’interno di questo drammatica esperienza. Credo  sia un messaggio molto bello quello che sta arrivando da Beslan, da chi ha vissuto i tre giorni in quella scuola maledetta.








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