2014-09-05 14:01:00

Unicef: 120 milioni di giovani hanno subito violenze sessuali


Il rapporto Unicef “Hidden in Plain Sight” traccia il quadro della violenza ai danni di bambini e ragazze. Si tratta della più ampia raccolta dati mai realizzata sulla violenza: 190 i Paesi coinvolti nella ricerca. Sono ben 120 milioni le giovani al di sotto dei 20 anni ad aver subito violenza sessuale. Circa i dati del documento e le strategie di contrasto alla violenza minorile e familiare, Antonio Elia Migliozzi ha intervistato Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia:

R. - Un dato sconcertante. Ma quello che è ancora più sconcertante è il fatto che queste violenze si verifichino nei luoghi che dovrebbero essere al sicuro per quanto riguarda i bambini: all’interno delle comunità, nella scuola e in casa. Sono 120 milioni i bambini che subiscono violenza sessuale ed è un dato che - purtroppo - non si modifica di anno in anno, anche se sono tanti gli interventi. Ci sono delle difficoltà oggettive perché possa migliorare questa situazione e le difficoltà non sono legate a qualcosa di particolare, sono legate ad un atteggiamento culturale che c’è all’interno di questi Paesi.

D. - La metà degli adolescenti legittima la violenza verso le mogli. Come interpretare questo dato?

R. - Quando io mi riferisco all’atteggiamento culturale, mi riferisco proprio al fatto che l’atteggiamento nei riguardi della violenza è un atteggiamento che noi potremmo giudicare strano, perché nei nostri Paesi non esiste; però in questi Paesi, alla base di tale violenza, c’è una posizione culturale che fa sì che le donne giustifichino non tutte le forme di violenza, ma buona parte di quelle che si verificano all’interno dei matrimoni: le giustificano e le ritengono legittime. Questo è un dato che varia da Paese a Paese: ci sono dei posti dove la percentuale di coloro che giustificano questo tipo di violenza cresce. Sono 126 milioni! E’ un dato allarmante; è un dato che dimostra che bisogna lavorare tanto se si vuole realmente cambiare questa situazione. Bisogna quindi agire essenzialmente coinvolgendo le famiglie e i giovani. Le strategie comprendono sostegno ai genitori e cercano di dare ai bambini le competenze comportamentali per comprendere cos’è la violenza e come viene praticata, ma soprattutto mancano degli interlocutori affidabili, ai quali è possibile denunciare queste situazioni di violenza per avere poi un aiuto. Per cambiare atteggiamento bisogna rafforzare i sistemi giudiziari e penali di questi Paesi, all’interno dei quali noi operiamo in accordo con i governi proprio in tale direzione, perché questo riteniamo sia l’unico modo possibile per modificare la violenza.

D. - Il rapporto traccia anche gli effetti che le violenze producono sulle vittime: quali le strategie per prevenire e ridurre le violenze sui minori?

R. - Gli effetti sono drammatici, perché molto spesso le violenze che subiscono questi bambini non hanno la possibilità di un recupero concreto. E’ molto difficile recuperare; è molto difficile lavorare su questi giovani, su questi adolescenti che hanno subito violenze, molto spesso gravissime… Noi creiamo delle comunità a misura di bambino; creiamo dei centri, ai quali i bambini e le famiglie possono rivolgersi; cerchiamo di assisterli nel lungo periodo, tentando di modificare soprattutto l’aspetto psicologico di questi giovani che subiscono violenza. Lo facciamo anche da parte governi locali, i quali hanno compreso l’importanza di questa nostra azione e ci aiutano concretamente. Non è ovunque sempre così la disponibilità, però questa è la direzione giusta. Noi riteniamo che in questa direzione sia possibile operare.








All the contents on this site are copyrighted ©.