2014-09-06 09:00:00

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica


Nella 23.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù invita i discepoli alla correzione fraterna:

“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”.

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

Le parole di Gesù sul perdono al fratello che ha peccato – parlare prima con lui da solo, poi con due o tre testimoni e infine dirlo alla comunità –, prima di essere una pedagogia del perdono, dicono cos’è l’amore di Dio, che prende sul serio il peccato dell’uomo. L’iniziativa è del fratello che ha subito il torto: “Se tuo fratello commette una colpa contro di te…, tu va’ e ammoniscilo…”. Non si tratta di “scusare il peccato”. Non c’è nessun “buonismo”. Il significato originale del verbo peccare, è quello di “sbagliare il bersaglio”, di fallire. In senso spirituale è il fallimento completo verso se stessi, verso il prossimo, verso il mondo e verso Dio. Il peccato è una tragedia, un fallimento serio. Per questo il fratello va aiutato, ammonito; va strappato da quella situazione di morte, anche ponendolo fuori dalla comunità cristiana: non come un giudizio contro di lui, ma perché apra gli occhi e la comunità cristiana possa compiere la sua missione di luce e sale del mondo, missione che il peccato compromette. Per questo la Chiesa lega o scioglie, non a capriccio, ma in funzione della missione per cui è stata costituita. La parola conclusiva del Vangelo: “Se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà”, ha un valore particolare anche in relazione al peccato del fratello che non si vuole convertire: la Chiesa continua a chiedere questa grazia al Signore ed a fare tutto ciò che è possibile per il fratello e il Padre non lascerà inascoltata la preghiera.








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