2014-09-06 13:47:00

P. Spadaro: "Evangelii gaudium" commentata dai Gesuiti di Civiltà Cattolica


Esce il 10 settembre in libreria la prima edizione commentata dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco, Evangelii gaudium, a firma dei Gesuiti de “La Civiltà Cattolica” e di alcuni collaboratori Gesuiti argentini che conoscono Jorge Maria Bergoglio da molti anni. Alessandro Gisotti ha chiesto al direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, di raccontare come è nata l’idea di pubblicare questo volume:

R. - In realtà l’esortazione apostolica Evangelii gaudium può essere tranquillamente letta senza apparati critici o lunghe spiegazioni. E’ un linguaggio molto semplice molto immediato, diretto: arriva immediatamente al punto e al cuore. Tuttavia, noi Gesuiti della Civiltà Cattolica ci siamo sentiti chiamati non a spiegare il testo che si comprende da sé ma ad accompagnare i nostri lettori nell’esperienza della lettura. E per questo abbiamo chiesto aiuto anche ad alcuni Gesuiti argentini, nostri collaboratori, che conoscono molto bene Papa Francesco, che insegnano all’Università del Salvador di San Miguel, presso Buenos Aires. E, così, abbiamo cercato di mostrare le radici di questo documento, di cogliere le sfide e le prospettive che apre, e quindi presentare questo documento da punti di vista differenti: dal punto di vista sociale, per la mistica popolare che esprime, l’importanza del dialogo, l’importanza della gioia…

D. - Cosa è emerso da questo esperimento, cioè Gesuiti che commentano e accompagnano la lettura dell’Esortazione apostolica del primo Papa gesuita, quindi anche con un linguaggio comune, condiviso da chi l’ha scritto e da chi lo commenta…

R. – Sì, in fondo, questa forse è la caratteristica principale di questo che mi sembra sia il primo commento esteso alla Esortazione apostolica. Si comprende chiaramente come questo testo abbia radici solide a livello teologico e che esprime in maniera organica la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Ma, nello stesso tempo, non è un documento che nasce solo da un livello di riflessione. La sua radice più profonda, ed emerge dal commento, è l’esperienza pastorale, cioè il contatto vivo con la gente. Papa Francesco è stato pastore, innanzitutto, come arcivescovo di Buenos Aires, quindi si comprende in fondo come l’Evangelii gaudium non sia il frutto di un laboratorio teologico ma è il frutto di una riflessione sul campo partita dall’esperienza. Quindi, probabilmente l’elemento più significativo che emerge è questo gusto dell’esperienza che nello stesso tempo dà corpo alla riflessione.

D. – Se possibile quali sono i punti dell’Evangelii gaudium che stanno emergendo con più forza nell’azione pastorale di Papa Francesco?

R. – Certamente l’importanza della periferia della frontiera e, soprattutto, la visione della Chiesa come ospedale da campo, che è un’immagine molto forte, che rende la missionarietà, la “Chiesa in uscita” come ama esprimersi Papa Francesco. E c’è anche un aspetto che emerge già dal titolo, che però è molto importante, cioè la gioia. In questa Esortazione apostolica il Papa ci esorta a non avere quella che lui chiama la “psicologia della tomba” che poi trasforma i cristiani in mummie da museo. L’invito è a lasciare quella tristezza senza speranza, un po’ dolciastra, che si impadronisce del cuore. Il Vangelo quindi non può essere presentato come un macigno, come un peso.

D. – Rileggendo Evangelii gaudium, anche per questa pubblicazione, cosa l’ha colpita personalmente rispetto alla prima lettura, anche considerando gli incontri che ha potuto avere con Papa Francesco…

R. – Forse è proprio lo stile, cioè: leggendo questa Esortazione si ha l’impressione di sentire la voce del Papa. Quindi l’impressione è che una seconda lettura non sia tanto di approfondimento teologico. Certamente il nostro commento è un approfondimento di questo tipo, però rileggendo una seconda volta questa esortazione si ha l’impressione che lui parli direttamente al lettore, a me che lo leggo.








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