2014-09-08 16:39:00

Terrorismo: l'islam condanna l'Is, ma non bastano le parole


"Alcune autorità religiose del mondo musulmano, soprattutto in rappresentanza dell'islam sciita, hanno condannato a più riprese le azioni dei terroristi del sedicente Stato Islamico (Is) nel Vicino Oriente. Ci sono anche, grazie a Dio, dei cosiddetti 'Schindler' musulmani, che salvano cristiani e yazidi. Ma non basta condannare, bisogna 'agire' alla radice per fermare questa nuova forma di 'nazismo' che promuove l'odio razziale e religioso". Lo sostiene p. Laurent Basanese sj, gesuita, docente di Teologia araba cristiana e Islamistica presso la Pontificia Università Gregoriana. "I musulmani - spiega lo studioso - devono soprattutto agire formando, nelle prediche e nelle moschee, alla riconciliazione tra sunniti e sciiti, al perdono, all'amore nei confronti di cristiani, ebrei e yazidi". "Purtroppo nella tradizione coranica - spiega Basanese - i versetti violenti sono stati più sviluppati di quelli di pace. E oggi il pensiero salafita, che è alla base del fondamentalismo islamico e della violenza, pretende di presentate l'islam puro. Ma l'umanità oggi rifiuta una religione che invita a pregare e poi uccidere. Tutto ciò va condannato e chi non lo condanna diffonde, seppur solo passivamente, il terrorismo". "Non viviamo più nel medioevo - conclude p. Basanese - e l'umanità aspetta atti e riforme dal mondo musulmano".

"Il mondo islamico tutto si ribella a questo gruppo criminale che usa la religione per commettere atti criminali. Ma sono d'accordo che non bastano le parole", risponde Elzir Izzedin, presidente dell’U.CO.I.I. (Unione delle Comunità islamiche d’Italia). "Credo che bisogna lavorare per trovare la democrazia e la giustizia in Siria e in Iraq, per non lasciare ai terroristi l'alibi di lottare per la giustizia e la libertà", spiega Izzedin che è anche Imam di Firenze. "Ma è importante anche lavorare sul versante del dialogo interreligioso. E' importante compiere atti concreti per sradicare i pregiudizi fra musulmani e cristani. Oggi stiamo diventando, cristiani e musulmani, ostaggio di una piccola minoranza di criminali e dobbiamo lavorare insieme per uscire da questa trappola". "La presenza dei cristiani e di altre minoranze in Iraq e Siria è, per noi musulmani, una ricchezza civile, culturale e religiosa", aggiunge il presidente dell’U.CO.I.I. che commenta anche l'arruolamento di decine di musulmani italiani nelle file del sedicente Stato Islamico. "Si tratta molto spesso di convertiti, persone che hanno scelto l'islam proprio per andare a combattere. Ma noi in Italia siamo tranquilli perché abbiamo lavorato per prevenire la violenza con corsi per gli imam e aprendo le Moschee a tutti". 

"Mi sembra che da tutto il mondo islamico sia arrivata una condanna chiara e netta al terrorismo e agli atti brutali e criminali del sedicente Stato Islamico. Da parte delle autorità statali, dei centri di studio, ma anche da parte di docenti e individui singoli. Condanne non solo alle azioni dell'Is ma anche, fin dall'11 settembre, nei confronti di Al-Qaeda e di ogni azione terroristica a matrice fondamentalista". Lo sostiene Adnane Mokrani, teologo musulmano, docente alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto di studi arabi e islamistica (Pisai)."Sicuramente però i musulmani devono fare di più dal punto di vista culturale ed educativo. Ma, talvolta, certe critiche al mondo islamico, certe accuse di non aver condannato abbastanza il terrorismo, implicano ingiustamente l'idea che tutti i musulmani siano complici di questi crimini. Mentre invece c'è molta consapevolezza". "Quello che va capito - aggiunge Mokrani - è che, diversamente dal mondo cattolico, nelle istituzioni islamiche non c'è un'autorità centrale ma un pluralismo, una realtà complessa, che è difficile seguire". "Bisognerebbe rispettare soprattutto le autorità scientifiche e accademiche, ma ciò può avvenire solo in un contesto sociale di libertà di espressione e di ricerca. Ma ciò non significa che non ci siano voci che condannano apertamente le derive", conclude il teologo musulmano.  








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