2014-09-08 07:59:00

Gli Usa pronti a lanciare un’offensiva contro il sedicente Stato islamico


Pressing internazionale per arginare l’avanzata del sedicente Stato islamico. Mercoledì il presidente americano Barack Obama lancerà una nuova offensiva contro i miliziani jihadisti in Siria e in Iraq, escludendo però l’invio di truppe sul terreno. La Lega Araba intanto dichiara guerra all’Is “con ogni mezzo”. Benedetta Capelli

Il cerchio si stringe intorno al sedicente Stato islamico. E’ il presidente statunitense Obama il più convinto nella lotta all’Is e,  mercoledì – alla vigilia del 13.mo anniversario dell’11 settembre – in diretta tv annuncerà il suo piano di azione in Iraq e Siria. Un piano che sarà prima illustrato al Congresso e che vedrà il pieno coinvolgimento dei Paesi dell'area mediorientale e degli alleati della Nato. “Li sconfiggeremo”: afferma il capo della Casa Bianca. Nessun invio di truppe però – non ci sono le risorse per farlo – ma non si vuole nemmeno replicare l’invasione dell’Iraq nel 2003. In Siria, l’intenzione di Obama è di appoggiarsi agli oppositori moderati del Libero Esercito Siriano, pesante l’affondo nei confronti di Assad “che - dice in un’intervista alla Nbc – ha usato armi chimiche contro il suo popolo”. A Damasco domani prende il via la missione dell’inviato Onu De Mistura. Intanto la Lega Araba, in una riunione Al Cairo, si si è impegnata a coordinarsi e a collaborare per combattere il terrorismo “sia militarmente sia politicamente” con la promessa di assumere “ogni misura necessaria” per fronteggiare l’avanzata del Califfato. Infine il gran muftì dell'Arabia Saudita, massima autorità religiosa del Paese, ha esortato a combattere  contro gli jihadisti. “E’  dovere dei musulmani – ha affermato - rispondere per  fermare il male”.

Resta tesa la situazione in Siria sia in Iraq dove si continua a combattere, mentre a Baghdad oggi si vota la fiducia al nuovo esecutivo. Marina Calculli: 

Gli Stati Uniti continuano a bombardare dall’alto la zona strategica della diga di Haditha, nell’ovest dell’Iraq, che rischia di cadere in mano alle milizie del sedicente Stato Islamico. Se la diga dovesse essere distrutta o bloccata provocherebbe seri danni a tutto il territorio circostante. Anche a Mosul l’aviazione statunitense dà manforte dall’alto ai kurdi – i peshmerga, ovvero i soldati del Kurdistan autonomo, ma anche il Pkk uniti alle milizie di altri partiti laici kurdi, che hanno riconquistato la montagna di Zaktar, vicino Mosul, strappandola allo Stato islamico. Il ministro degli affari esteri iracheno, Zarif, ha detto che gli Stati Uniti non sono stati abbastanza seri fino ad oggi. E intanto a Baghdad stasera il parlamento dovrebbe approvare il nuovo governo proposto dal neo-premier al-Abadi. Mentre i militanti dello Stato Islamico sembrano spostarsi ancora verso la Siria anche l’aviazione del regime siriano bombarda la provincia di Raqqa, controllata ormai dai seguaci del califfo al-Baghdadi. Lo Stato Islamico qui ha perfino proclamato la nascita di un governo. 








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