2014-09-09 08:30:00

Il dolore del Papa per le suore italiane uccise in Burundi. Fermati due sospetti


Dolore e orrore per l’assassinio in Burundi delle tre suore italiane, missionarie saveriane, uccise con modalità efferrate - tra domenica pomeriggio e lunedi notte - nel loro convento nella missione di Kamenge, alla periferia di Bujumbura, capitale del Paese africano. Il cordoglio, la condanna e lo sconcerto del Papa, dell’intera comunità ecclesiale e delle autorità italiane e burundesi, che hanno promesso massimo impegno nel fare luce sulla tragica vicenda. Ancora ignoti i colpevoli e il movente. Due sospetti sarebbero stati fermati. Il servizio di Roberta Gisotti

“Che il sangue versato diventi seme di speranza” cosi Papa Francesco, “colpito dalla tragica morte” delle tre religiose, “generose testimoni del Vangelo”, suor Olga Raschietti, suor Lucia Pulici, di 75 e 83 anni, uccise domenica pomeriggio e suor Bernardetta Boggian, 79 anni, che ne aveva rinvenuto i corpi sgozzati e martoriati, per poi restare anche lei, che non aveva voluto abbandonare il convento, vittima - la notte seguente - di un’aggressione cruenta, decapitata con ferocia. Esclusa invece la violenza sessuale delle tre missionarie, che risiedevano in Burundi, tra i Paesi più poveri dell’Africa, da circa 7 anni. Riguardo le indagini, un uomo è stato visto fuggire dalla scena dei delitti, interrogati i tre guardiani del convento e due persone sospettate sarebbero state fermate dalla Polizia. Ancora oscuro il movente: dagli alloggi delle tre suore non sembra  mancare nulla, neanche i soldi che erano nella casa. Di “atto vile ed esecrabile” ha parlato il presidente italiano Napolitano, sgomento da un “gesto atroce”, si è detto il presidente del Consiglio Renzi, e massimo impegno ha promesso il ministro degli Esteri, Mogherini a riportare quanto prima le salme delle due religiose” nel loro Paese, sottolineando il “sacrificio di chi, con dedizione totale, ha passato la propria vita ad alleviare le troppe sofferenze che ancora esistono nel continente africano".

Questa la testimonianza, raccolta da Marina Tomarro, di p. Mario Pulcini, superiore dei missionari saveriani in Burundi, che operava insieme alle religiose, a Kemenge, da molti anni.

R. - Domenica pomeriggio, verso le 13:30, quando le  saveriane sono andate all’aeroporto per accogliere alcune consorelle che tornavano dall’ Italia, due sorelle, suor Lucia e suor Olga, in quel momento di assenza delle altre sorelle, è avvenuta la tragedia. Verso le 16:30 ero nel mio ufficio e le sorelle di ritorno dall’aeroporto sono venute e mi hanno detto: “Padre Mario, la casa è chiusa, le sorelle non rispondono, siamo preoccupate. Abbiamo chiamato, abbiamo gridato e non c’è stata nessuna risposta... Le tende sono tirate, chiuse”. Poi hanno fatto un giro nel quartiere per cercare e hanno chiesto… Sono tornate dicendo che nel quartiere non c’erano. Allora abbiamo cominciato a preoccuparci. Mi sono messo davanti alla porta e ed ero quasi pronto a sfondarla.  A un certo punto una delle sorelle, che ha fatto il giro della casa, ha trovato una porticina aperta. Siamo entrati e abbiamo trovato le sorelle per terra. Stanotte noi avevamo consigliato alle sorelle di non alloggiare lì nella casa ma hanno voluto rimanere. Verso le 2 di notte, una di loro mi ha chiamato al telefono e mi ha detto: “Padre Mario, sentiamo rumori in casa, abbiamo paura…”. Mi sono vestito e sono andato con un altro confratello. Siamo entrati e abbiamo girato e verificato le stanze: abbiamo trovato suor Bernardetta a terra nella sua stanza, nella stessa posizione delle altre due, il giorno prima.

D. - Secondo lei cosa potrebbe essere successo?

R. – Diciamo che qui siamo tutti sotto choc. E’ una cosa troppo grossa, può darsi anche una vendetta, può darsi che ci sia stata qualcosa con qualcuno… Ma, proprio non riusciamo a trovare una giustificazione, una motivazione, per delitti così efferati. Stiamo cercando nei quartieri, chiediamo a destra e sinistra…

D. - Padre Mario, chi erano suor Olga, suor Lucia, suor Bernardetta, come operavano nella vostra missione?

R. – Dunque, le tre consorelle erano qui a Kamenge da circa sette anni. Prima avevano lavorato in Congo, tutte e tre. Poi quando hanno aperto una comunità qui a Kamenge, hanno deciso di venire a condividere il nostro lavoro qui. Suor Lucia Pulici ha lavorato soprattutto a livello di sanità: aveva curato migliaia di malati. Faceva un lavoro straordinario per la parrocchia, per la Chiesa, servizi semplici… Era molto ben voluta dalla gente. Olga aveva lavorato anche lei tanti anni in Congo nella catechesi, nella pastorale dell’ insegnamento… Però aveva una grandissima sensibilità per gli ammalati. Tutti i giorni veniva: “Sono andata da questo, da quest’altro…Sta male, gli ho portato un po’ di latte, un po’ di cose…”. E Bernardetta, che è stata superiora per parecchi anni, anche nella direzione generale, si dedicava soprattutto a scuola di taglio e cucito per ragazze. Veramente è una grandissima perdita per noi, per Kamenge, per la Chiesa nel Burundi e io penso anche per il Congo adesso.

D. – Come hanno reagito gli abitanti del posto, coloro con i quali le tre suore lavoravano quotidianamente?

R. - Si sono affollati qui intorno alla Chiesa, alla parrocchia, erano veramente scioccati anche loro. La loro paura è che andiamo via, che lasciamo il quartiere, la parrocchia. In più si danno da fare per aiutare, cercare per l’inchiesta…  Se c’è qualche dubbio, qualche cosa, vengono subito a dircelo ... Questa è veramente una tragedia che rischia di mettere in crisi la gente e gli operatori, soprattutto i catechisti e altri che aiutano la parrocchia.

 








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