È mons. Eamon Martin il nuovo arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda. Lunedì scorso infatti Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della stessa arcidiocesi presentata dal cardinale Seán Brady, per sopraggiunti limiti d'età. Mons. Martin, 52 anni, è originario di Derry, in Irlanda del Nord. Al microfono di Susy Hodges, racconta le emozioni di questi giorni:
R. – Well, as you can imagine, I’m a bit overwhelmed by it all …
Come può immaginare, tutto questo mi ha un po’ scombussolato.
Sono qui ad Armagh dall’aprile 2013, in veste di arcivescovo coadiutore, e in realtà
aspettavo questo momento da quando il cardinale Brady aveva presentato le sue dimissioni,
qualche settimana fa. Sono un po’ frastornato e preoccupato per il futuro, ma spero
di essere supportato dalle preghiere a dal sostegno di tante persone. E poi ho fiducia
in Dio: mi aiuterà nella strada che ho davanti.
D. – Qual è la maggiore sfida che la Chiesa si trova ad affrontare nella sua arcidiocesi?
R. – I really feel motivated by Pope Francis to think of pastoral ministry …
Papa Francesco mi ha dato un grande spunto di riflessione,
quando ha parlato di ministero pastorale in chiave missionaria: mi piace molto questa
sua espressione. Mi sembra che veramente il Pontefice ci abbia lanciato la sfida a
pensare l’evangelizzazione in termini di missione: bisogna andare fuori, verso le
periferie, a portare la Buona Novella di Gesù Cristo a chiunque incontriamo. Per quanto
mi riguarda, è la mia priorità maggiore e anche la mia sfida maggiore. In qualche
modo, negli ultimi decenni, ma soprattutto negli ultimi anni, noi – la Chiesa in Irlanda
– ci siamo un po’ chiusi su noi stessi, perché abbiamo attraversato un periodo molto
difficile, soprattutto per quanto riguarda gli scandali degli abusi, ma anche per
la crescente secolarizzazione e la diminuzione delle vocazioni. Quindi, bisogna avere
il coraggio di rialzarsi e “uscire”: ecco, questa è quella che considero la mia sfida.
Ma anche la grande avventura che è l’evangelizzazione: questo significa essere un
credente nel mondo di oggi.
D. – Lei ha parlato del terribile trauma causato dagli abusi da parte di esponenti del clero. Quale certezza lei può avere che questo non accada più, grazie alle misure di sicurezza che sono state prese?
R. – Well, very sadly we can never say “never”, that there won’t be someone there
…
Con grande rammarico, non possiamo mai dire “mai”:
non possiamo sapere che non ci sia qualcuno che si faccia forte della sua posizione
nella Chiesa per perpetrare questo crimine, che è tra i più odiosi. Quello che dobbiamo
fare, è essere vigili, dobbiamo mettere in atto procedure di salvaguardia dei minori
e linee guida molto severe in seno alla Chiesa, perché la Chiesa non dovrà mai più
essere un posto sicuro per chiunque voglia fare del male ai bambini.
All the contents on this site are copyrighted ©. |