2014-09-10 11:12:00

Il Papa all'udienza generale: l'essenziale del Vangelo è la misericordia


La via della misericordia, che è la via della vita, è “essenziale per la salvezza”. È il centro della catechesi del Papa all’udienza generale di questo mercoledì, dedicata a proseguire la riflessione sul concetto di Chiesa madre. Nei saluti finali, il Pontefice ha ricordato ancora una volta le crisi in Siria e Medio Oriente. Prima dell’arrivo in Piazza San Pietro, il Papa aveva salutato in Aula Paolo VI un gruppo di malati e di bambini albini. Il servizio di Giada Aquilino:

Sull’esempio di Gesù, la Chiesa è “maestra di misericordia”, perché affronta “l’odio con l’amore”, sconfigge “la violenza con il perdono”, risponde “alle armi con la preghiera”. In un contesto di molteplici conflitti internazionali, il pensiero di Papa Francesco è andato ancora alle popolazioni di Siria e Medio Oriente:

“Il Signore ricompensi la vostra fedeltà, vi infonda coraggio nella lotta contro le forze del maligno e apra gli occhi di coloro che sono accecati dal male, affinché presto vedano la luce della verità e si pentano degli errori commessi”.

Nella sua riflessione sulle opere di misericordia, essenziali “per la salvezza”, il Pontefice ha infatti ricordato che “non basta amare chi ci ama”, “non basta fare il bene a chi ci fa del bene”:

“Per cambiare il mondo in meglio bisogna fare del bene a chi non è in grado di ricambiarci, come ha fatto il Padre con noi, donandoci Gesù. Ma quanto abbiamo pagato noi per la nostra redenzione? Niente, tutto gratuito! Fare il bene senza aspettare un’altra cosa di ricambio, così di contraccambio. Così ha fatto il Padre con noi e noi dobbiamo fare lo stesso. Fa' il bene e vai avanti”!

E’ stato Gesù stesso a riassumere il proprio insegnamento: secondo il Vangelo, ha spiegato il Santo Padre, l’essenziale “è la misericordia”. La Chiesa, dunque, si comporta come il Signore, educando all’“essenziale”, per trasmettere ai suoi figli “il senso e la gioia di vivere”, perché “il cristiano necessariamente deve essere misericordioso”:

“Non fa lezioni teoriche sull’amore, sulla misericordia. Non diffonde nel mondo una filosofia, una via di saggezza…. Certo, il Cristianesimo è anche tutto questo, ma per conseguenza, di riflesso. La madre Chiesa, come Gesù, insegna con l’esempio, e le parole servono ad illuminare il significato dei suoi gesti”.

E i gesti, le azioni concrete della Chiesa sono “dare da mangiare e da bere a chi ha fame e sete” e “vestire chi è nudo”. Ne sono testimonianza i “tanti santi e sante che - ha aggiunto Papa Francesco - hanno fatto questo in modo esemplare”, ma anche i tantissimi “papà e mamme, che insegnano ai loro figli che ciò che avanza a noi è per chi manca del necessario”. Menzionando una mamma conosciuta tempo addietro, il Pontefice ha pure invitato a insegnare a condividere, a dare “del proprio”:

“Nelle famiglie cristiane più semplici è sempre stata sacra la regola dell’ospitalità: non manca mai un piatto e un letto per chi ne ha bisogno”.

Poi “la madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è malato”: così i santi hanno servito Gesù, ma pure - ha proseguito - “semplici uomini e donne, ogni giorno, mettono in pratica quest’opera di misericordia in una stanza di ospedale, o in una casa di riposo, o nella propria casa, assistendo una persona malata”. E “insegna a stare vicino a chi è in carcere”:

“Ognuno di noi è capace di fare lo stesso che ha fatto quell’uomo o quella donna che è in carcere. Tutti abbiamo la capacità di peccare e di fare lo stesso, di sbagliare nella vita. Non è più cattivo di te e di me! La misericordia della madre Chiesa supera ogni muro, ogni barriera, e ti porta a cercare sempre il volto dell’uomo, della persona. Ed è la misericordia che cambia il cuore e la vita, che può rigenerare una persona e permetterle di inserirsi in modo nuovo nella società”.

Ma la madre Chiesa insegna anche “a stare vicino a chi è abbandonato e muore solo”. “La misericordia - ha aggiunto il Pontefice - dona la pace a chi parte e a chi resta, facendoci sentire che Dio è più grande della morte, e che rimanendo in Lui anche l’ultimo distacco è un ‘arrivederci’”. Lo hanno capito “tanti cristiani che non hanno paura di stringere la mano a chi sta per lasciare questo mondo”. Lo ha capito “la beata Teresa per le strade di Calcutta”:

“Trovava gente moribonda sulla strada, gente alla quale incominciavano a mangiare il corpo i topi della strada e lei li portava a casa perché morissero puliti, tranquilli, carezzati, in pace. Lei dava loro l’arrivederci, a tutti questi! E tante uomini e donne come lei hanno fatto questo. Li aspettano, lì, alla porta, per aprire loro la porta del Cielo. Aiutare a morire la gente bene, in pace”.

Nei saluti finali, invitando i fedeli ad essere generosi e a guardarsi intorno perché “c’è sempre qualcuno che ha bisogno di una mano tesa, di un sorriso, di un gesto d’amore”, Papa Francesco ha ricordato tra gli altri le Suore Missionarie della Fede; la diocesi di Treviso, nel centenario della morte di San Pio X, “Pontefice animato da grande zelo pastorale”; quella di Modena e Reggio, in ringraziamento per la beatificazione del seminarista Rolando Rivi, “eroico testimone di fedeltà a Cristo e al Vangelo”; gli ufficiali e marinai della Squadra Navale impegnati nell’operazione “Mare Nostrum”, che il Pontefice ha ringraziato “per l’ammirevole opera in favore di tanti fratelli in cerca di speranza”. Infine ha concluso, rammentando che venerdì prossimo si celebra la memoria del Santissimo Nome di Maria.








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