2014-09-11 14:14:00

I vescovi del Congo dal Papa: evangelizzazione, pace, famiglia


Il Papa ha ricevuto oggi un primo gruppo di presuli della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in visita "ad Limina". Tra di loro, mons. Nicolas Djomo Lola, presidente della Conferenza. Padre Jean-Pierre Bodjoko lo ha intervistato, chiedendogli innanzitutto quali siano le sfide della Chiesa nel Paese:

R. - Le sfide maggiori nel nostro Paese sono legate all’evangelizzazione: parliamo sempre di più della necessità di evangelizzare in profondità, di radicare e consolidare la fede in Cristo dei nostri fedeli in un contesto in evoluzione segnato dall’offensiva delle sètte, dalla povertà estrema, dalla mancanza di pace. In questo contesto, la nostra attenzione si è concentrata sulla famiglia, perché riteniamo che la famiglia resti la leva fondamentale per far fronte a tutte queste grandi sfide che abbiamo davanti.

D. - La seconda Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa aveva come tema: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Qual è l’impegno della Chiesa in Congo per mettere in pratica questi valori?

R. - Subito dopo il Sinodo dei Vescovi a Roma, abbiamo lavorato su due livelli. Innanzitutto, ci siamo occupati della base dei fedeli. La Conferenza episcopale, attraverso la Commissione Giustizia e Pace, si è dedicata a educare la base a una cultura della pace nel nome di Cristo: ci impegniamo perché, attraverso l’amore e l’unità, la pace possa radicasi nei cuori delle persone. Questa pastorale viene portata avanti in tutte le diocesi. A livello nazionale, subito dopo il Sinodo abbiamo cercato di coinvolgere in particolare i fedeli dell’élite intellettuale, soprattutto quelli impegnati in politica, perché diventino autentici ambasciatori di Cristo, chiamati a promuovere una politica ispirata ai valori cristiani. A livello nazionale e a livello diocesano, abbiamo promosso diverse iniziative perché i principi cristiani che hanno ricevuto con il Battesimo possano portare frutti nella società, segnatamente nella vita politica. Adesso stiamo creando un ufficio di collegamento permanente con i parlamentari di tutti gli orientamenti per contribuire a trasformare le coscienze delle élite. Si tratta, a nostro avviso, di una leva importante per stabilire una pace durevole nel nostro Paese.

D. - La Chiesa universale celebrerà a ottobre il Sinodo per la famiglia a Roma. Come si sta preparando la Chiesa del Congo?

R. - La nostra Chiesa ha dedicato il 2014 proprio alla famiglia e siamo contenti che il Santo Padre abbia convocato un Sinodo su questo tema. Ci siamo messi subito al lavoro: abbiamo distribuito un questionario tra i fedeli, l’anno prossimo raccoglieremo le risposte e individueremo le problematiche principali per preparare un’Esortazione pastorale sul ruolo della famiglia cristiana. A livello diocesano, abbiamo chiesto alle diocesi di organizzare diverse attività, celebrazioni, pellegrinaggi, per sensibilizzare i fedeli sull’importanza della famiglia cristiana.  Abbiamo quindi già avuto modo di fare delle riflessioni che sottoporremo all’assemblea sinodale. Di fatto il Sinodo vuole rilanciare e rafforzare la famiglia e capita al momento giusto. Quindi ci stiamo preparando con grandi speranze a questo Sinodo che ci permetterà di fare avanzare la pastorale familiare nel Paese.

D. - La situazione socio-poltica in Congo è segnata dalle guerre, soprattutto nella parte orientale del Paese, dove sono presenti molti gruppi armati e ribelli. Che impatto ha questa situazione sul lavoro pastorale della Chiesa del Paese dove anche alcuni operatori pastorali sono stati vittime delle violenze?

R. - Il nostro pensiero va innanzitutto ai tre sacerdoti che sono stati sequestrati qualche tempo fa (si tratta dei tre Assunzionisti p. Jean-Pierre Ndulani, p. Anselme Wasikundi e p. Edmond Bamutute, rapiti il 19 ottobre 2012 vicino a Butembo nella parte orientale del Congo, ndr) e continuiamo a pregare anche per i molti innocenti uccisi nel Nord Kivu. In questa regione molti fedeli sono veramente in difficoltà e questo tocca tutta la nostra Chiesa che soffre per la situazione nell’Est. Attraverso la Commissione Giustizia e Pace, essa ha promosso iniziative per riportare una pace durevole nell’Est e in tutto il territorio del Congo e ha portato assistenza alle persone in difficoltà. Ma è necessario un lavoro in profondità per sradicare le cause profonde dell’instabilità, sia politiche che economiche. Su quest’ultimo fronte, in collaborazione con i nostri partner stranieri e con le Conferenze episcopali di altri Paesi ci battiamo perché le compagnie estrattive che sfruttano illegalmente le miniere rispettino le regole così da permettere alla popolazione locale di beneficiare delle risorse naturali del Paese. Sul piano politico interveniamo costantemente presso le autorità per promuovere una democrazia sana, lo stato di diritto, e richiamare la classe politica al dovere di rispettare costituzione democratica. Lavoriamo sia a livello nazionale, per una pace durevole, sia sul terreno, perché la pace si stabilisca nei cuori.

D. - La Chiesa nella Rdc è finanziariamente autosufficiente?

R. - Dopo diversi anni di lavoro sentiamo che c’è una progressiva presa di coscienza da parte dei fedeli. Le entrate nelle diocesi non coprono ancora tutti i bisogni pastorali, ma c’è una presa di coscienza. Nel 1994 abbiamo inviato una brochure per chiedere ai fedeli di prendersi carico della loro Chiesa e a vent’anni di distanza avvertiamo che questa presa di coscienza c’è. In alcune diocesi i fedeli cominciano a prendersi carico dei loro sacerdoti, anche a costruire le loro chiese. A livello nazionale l’Episcopato ha lanciato varie iniziative di sensibilizzazione. A questo scopo è stato anche costituito un gruppo che si chiama Théophile che si sta sviluppando. Quindi questa presa di coscienza, sia a livello nazionale che locale, comincia a produrre effetti che in futuro porteranno all’autosufficienza delle nostre Chiesa.

D. - Cosa può dirci in conclusione?

R. - Siamo nel 50.mo anniversario del martirio della Beata Clementina Nengapeta Anuarite e tutta la nostra Chiesa ringrazia il Signore per averci donato questa Santa, figlia del nostro Paese e che è diventata per noi un modello. In occasione del cinquantenario abbiamo deciso di farla conoscere meglio ai nostri fedeli. A dicembre ci ritroveremo in pellegrinaggio a Isito per ringraziare il Signore del dono della vita santa della Beata Anuarite.








All the contents on this site are copyrighted ©.