2014-09-12 13:10:00

La visita del Papa al Sacrario militare di Redipuglia


Papa Francesco arriva oggi in Friuli Venezia Giulia, prima al cimitero austro-ungarico di Fogliano e poi nel vicino Sacrario militare di Redipuglia per ricordare i caduti della Prima Guerra Mondiale e lanciare un messaggio di pace al mondo. Il Papa è atteso alle 8.30 all’aeroporto di Ronchi dei Legionari dove sarà accolto, tra gli altri, dall'arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, e dal premier italiano, Matteo Renzi. In auto coperta raggiungerà poi il luogo della cerimonia, dove sono attese decine di migliaia di persone. Da Redipuglia, il servizio del nostro inviato Luca Collodi:

Dopo 22 anni un Papa torna pellegrino a Redipuglia. Giovanni Paolo II, la sera del 3 maggio del 1992, ricordò il sacrificio e le sofferenze di migliaia di giovani vittime della Prima Guerra Mondiale che riposano nel Sacrario militare: centomila caduti di cui 60mila ancora senza nome, morti nelle trincee del Carso e dell’Isonzo. Domani, Papa Francesco pregherà, da solo, prima nel vicino cimitero austro-ungarico di Fogliano, dove riposano le spoglie dei caduti austriaci e ungheresi, il nemico di allora. Un segno forte di invocazione alla pace e di preghiera per i caduti di tutte le guerre, per dire che la guerra è ancora una “inutile strage” e  fa male, a quelli che la combatterono nel  Novecento ma anche a chi la combatte, “a pezzi”,  oggi nel mondo.  Poi l’ingresso nel Sacrario di Redipuglia dove celebrerà, davanti ad almeno 10 mila fedeli, la Messa con i cardinali di Vienna e Zagabria ed i vescovi provenienti da Slovenia, Austria, Ungheria e Croazia e dalle diocesi del Friuli Venezia Giulia, oltre ai vescovi ordinari militari e cappellani militari, ai quali, al termine della Messa, consegnerà la lampada della Pace di San Francesco che verrà accesa nelle rispettive diocesi durante le celebrazioni di commemorazione della Prima Guerra Mondiale, di cui ricorre quest’anno il centenario.

Il Papa non userà per gli spostamenti la macchina scoperta, per conservare raccoglimento e preghiera. L’annuncio del pellegrinaggio a Redipuglia fu dato direttamente da Francesco il 6 giugno scorso a Roma, in occasione della cerimonia per i 200 anni di fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Ad accogliere il Papa a Redipuglia sarà l’ordinario militare italiano, arcivescovo Santo Marcianò. In una lettera pastorale ai cappellani, ai militari e a tutti i fedeli dell’Ordinariato militare, dal titolo “Il Dio che stronca le guerre”, edita dalla Lev, mons. Marcianò propone una riflessione sulla dimensione politica, sociale ed evangelica della pace. Riguardo alla dimensione “politica” della pace, l’ordinario scrive come non si deve fare la guerra, ma “lavorare per fermare le violenze” nel mondo. Citando il Beato don Gnocchi, cappellano militare nella Seconda Guerra Mondiale, mons. Marcianò sottolinea come la guerra sia “un temporaneo distacco dell’uomo da Dio, e un temporaneo abbandono della storia alla logica dell’errore”. Al termine della Messa, il saluto delle autorità militari, con la consegna al Papa da parte del capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Binelli Mantelli, del foglio matricolare del nonno, Giovanni Bergoglio, bersagliere, soldato nella Prima Guerra Mondiale.

Primo atto della visita del Papa al Sacrario di Redipuglia, sarà la preghiera nel vicino cimitero austro-ungarico di Fogliano, dove riposano le spoglie dei caduti austriaci e ungheresi. Luca Collodi ha intervistato a questo proposito l'arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli:

 

R. - Sì, perché a Redipuglia certamente c’è il grandissimo Sacrario con i caduti italiani - più di 100 mila - ma a 500 metri di distanza, nello stesso comune, c’è il cimitero austroungarico con circa 15 mila vittime dell’altra parte: quindi il fatto che il Papa visiti anzitutto questo e poi quello italiano dice che il Papa ovviamente non si schiera da nessuna parte, ma vuole ricordare i caduti di qualunque guerra e non solo di quelle del passato, ma anche di quelle odierne.

D. - Il Papa viene a pregare per i morti di tutte le guerre e invocare il dono della pace per tutti i popoli. E’ l’occasione di una preghiera universale per la pace questa visita …

R. - Assolutamente! Penso che sia proprio una visita che vuole ricordare l’anniversario della Prima Guerra Mondiale, ma lo ricorda pensando all’oggi. Quindi quella che è stata questa inutile strage - come diceva Papa Benedetto XV - purtroppo si sta riproponendo ancora, in maniera appunto frammentata, ma altrettanto inutile e altrettanto strage e con l’uccisione di tante persone innocenti.

D. - Si parla molto di questo centenario della Prima Guerra Mondiale: c’è molto turismo, si va nelle trincee, si cerca di ricordare storicamente in questa occasione… Ma lei su questo ha voluto puntualizzare qualcosa: ha scritto una lettera per la pace…

R. - Sì, perché certamente c’è l’interesse storico, l’interesse turistico, ci sono tutti questi interessi a distanza di cento anni, ma in una terra come Gorizia questo ricordo è ancora vivo: è ancora molto vivo … Abbiamo dei sacerdoti, anche piuttosto anziani, che hanno visto - anche di recente - la foto del papà in divisa austriaca; quasi tutte le chiese qui della zona sono state distrutte e poi ricostruite dopo la Prima Guerra Mondiale… Quindi qui si sa cosa è la guerra! E quindi si sa anche cosa è la guerra di oggi. Nella lettera ho cercato di sottolineare delle azioni concrete anche per lavorare per la pace, non soltanto ricordare il passato.

D. - Vogliamo restare proprio in queste terre, di cui lei è pastore: sono terre di confine, segnate dalla violenza e non solo per la Prima, ma anche per la Seconda Guerra mondiale. Oggi nel Nordest italiano, sloveno e croato si respira aria di riconciliazione?

R. - Certamente sì! Si sono fatti notevoli passi avanti, anche il confine che divede in due la città di Gorizia non c’è più: ormai è normale passare da una parte all’altra. Certo, c’è anche tutto un cammino di purificazione della memoria, perché ci sono ancora persone che ricordano certi fatti dolorosi, dall’una e dall’altra parte. C’è la necessità di fare comunque un cammino di conoscenza, perché - nella lettera che si citava prima - ho detto, per esempio, una cosa forse banale, ma fondamentale: è più facile sparare ad una categoria che ad un volto conosciuto. Quindi l’importante è conoscersi fra persone e offrire occasioni di relazione. Noi stiamo cercando, anche con le diocesi vicine, di avere dei rapporti molto cordiali ed avere occasioni anche per pregare insieme, di avere occasioni anche per riflettere insieme.

Seguirà la visita del Papa a Redipuglia anche il capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. Luca Collodi lo ha intervistato:

 

R. – Qui si tratta di commemorare un evento epocale, mondiale, come la Prima Guerra Mondiale e dargli un contenuto valoriale. Credo che la scelta del Papa di andare a Redipuglia sia il modo più alto per inaugurare queste commemorazioni e le chiamo commemorazioni – riallacciandomi al discorso sulla memoria – perché non sono celebrazioni. Commemorazioni dei sacrifici di tante generazioni, di militari ma anche di civili che hanno sofferto questa terribile tragedia, ma vorrei dire inoltre che deve essere - nella mia chiave di lettura - anche un omaggio allo spirito di sacrificio, alla dedizione di tutti i militari, di tutte le nazioni che hanno servito nel tempo, nella nostra storia, sotto tante bandiere, sotto tante ideologie; non responsabili delle ideologie ma responsabili di tener alto l’onore della loro nazione.

D. – Redipuglia: monito al dialogo tra i popoli, monito per i giovani che non devono dimenticare la memoria di quello che è successo cento anni fa, ma anche molto altro…

R. – Sì. È un monito e io partirei da un monito all’Europa, perché la Prima Guerra Mondiale è stata sostanzialmente una guerra europea anche se mondiale e da quella guerra – poi dalla Seconda – sicuramente è venuto fuori il concetto alto di Europa Unita, perché mai più popoli europei si dovrebbero confrontare militarmente. Quindi, deve essere un monito a continuare nella costruzione dell’ideale europeo nato da De Gasperi, subito dopo la guerra, che oggi deve subire un’accelerazione, perché le sfide che ci aspettano in futuro richiedono coesione degli europei; e torna acconcio anche in questo periodo in cui l’Italia ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. Questo è un primo monito che io credo si possa far derivare dalla visita del Papa a Redipuglia; e un secondo monito è alle nuove generazioni e alle culture che ci circondano. La religione viene tante volte strumentalizzata per motivi e finalità che non hanno niente a che vedere con la religione; la religione dovrebbe unire così come la memoria delle tragedie passate dovrebbe unire e invitare alla razionalità, piuttosto che al nazionalismo cieco.








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