2014-09-12 15:19:00

Il Papa a Strasburgo. Mons. Ambrosio: visita che aiuta tutta l’Europa


La notizia di ieri che Papa Francesco si recherà al Parlamento di Strasburgo, il prossimo 25 novembre, ha avuto un grande risalto sulla stampa europea. Sull’importanza di questa visita, 26 anni dopo quella di San Giovanni Paolo II, Federico Piana ha intervistato mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio e vice-presidente della Comece:

R. – L’attesa è grande, anche perché vi è una certa sorpresa, nel senso che sì, si sapeva dell’invito che era stato rivolto a Papa Francesco, ma non si pensava che fosse accolto così rapidamente. Questo dice anche il desiderio del Santo Padre di essere nel cuore dell’Europa per aiutare l’Europa perché davvero tutti riconoscano che abbiamo bisogno di uno sguardo più grande: ecco, il Santo Padre può aiutarci davvero a trovare questo sguardo più grande. Il che vuol dire l’attenzione – credo – alle persone che soffrono nel contesto europeo per una mancanza di idealità, per una scarsa solidarietà anche tra i diversi popoli europei.

D. – La decisione del Papa di venire prima a Strasburgo e poi, magari, di visitare qualche Paese europeo, che segnale è? Come dobbiamo leggerlo?

R. – Credo che sia un riconoscimento del grande cammino che è stato fatto da parte dei diversi Stati europei, a conclusione della Seconda Guerra Mondiale – una guerra fratricida – da parte di grandi persone illuminate, cristiani convinti, come Schuman, Adenauer, De Gasperi, che hanno dato il via ad una progressiva Comunità Europea fino all’Unione Europea. Riconoscere tutto questo sforzo che è stato fatto per superare i nazionalismi, per cercare di collaborare insieme per essere capaci davvero di ricreare quell’unità europea andata persa, frantumata, è un riconoscimento grande da parte di Papa Francesco, tanto più che lui proviene da un altro "mondo". Ecco: riconoscere che il mondo europeo ha camminato, ha camminato bene in questa direzione, ma che ora il cammino sia per molti versi inceppato e cha ha bisogno dunque di una spinta per riprendere lo slancio, tutto questo credo che sia una grazia che Papa Francesco potrà dare all’Unione Europea e ai popoli europei, anche al di là dell’Unione Europea.

D. – Ricordiamo che il primo Papa a parlare a Strasburgo fu Giovanni Paolo II il 3 ottobre del 1988. Papa Wojtyla si soffermò sulle radici spirituali dell’Europa, sull’identità cristiana. Lei pensa che nel discorso del Papa sia possibile un richiamo a questa identità cristiana? 

R. – Io credo che il Papa certamente farà riferimento anche alla tradizione europea e dunque alle radici europee che sono fondamentalmente cristiane, ma credo anche – da qualche colloquio che abbiamo avuto, anche come vescovi della Comece – che il Papa voglia aiutarci a guardare di più verso il cielo europeo, a guardare di più verso il futuro, e quindi certamente tener conto di tutto l’apporto che la tradizione cristiana ha dato ma, allo stesso tempo, anche guardare avanti per dare risposte alla situazione europea di oggi. Credo che questa spinta propulsiva possa essere davvero molto importante, proprio per riprendere un cammino che si è inceppato.

D. – Secondo lei, quali sono i problemi più urgenti che l’Europa deve affrontare e che il Papa ci potrà aiutare ad affrontare?

R. – Io credo che innanzitutto la solidarietà tra i popoli europei sia un elemento importante da recuperare. Rispuntano vari nazionalismi o localismi di vario genere, e quindi c’è un restringimento della visione europea. Nello stesso tempo, in Europa arrivano popolazioni diverse: di fronte a questo problema l’Europa è latitante. Io credo che lo sguardo ampio del Papa possa aiutarci per ritrovare quella solidarietà che è venuta meno, ma anche ritrovare quella capacità di accogliere e di offrire alle popolazioni che qui arrivano un luogo ove poter abitare nella pace e nella concordia.








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