2014-09-12 14:06:00

Ucraina: Mosca annuncia una reazione lenta alle sanzioni Ue


La Crimea tornerà ucraina. E’ la promessa del presidente Poroshenko, mentre Mosca minaccia una reazione a fronte delle nuove sanzioni economiche dell’Ue entrate in vigore oggi. La misura – afferma il ministro degli Esteri Lavrov – avrà conseguenze dirette anche sul processo di pace nella regione. E il capo di stato russo Putin chiede maggiore cooperazione alla Cina e alle ex repubbliche sovietiche dell’Asia. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

E’ necessario collaborare per andare incontro alle sfide del momento. Il presidente Putin parla nel giorno delle nuove sanzioni economiche dell’Ue che colpiscono finanza, energia e difesa interessando direttamente diversi magnati russi. Una linea che il Cremlino definisce incomprensibile e illegale e che per il ministro degli Esteri Lavrov avrà conseguenze dirette sul processo di pace in Ucraina. Mosca – precisa – reagirà con calma, adeguatamente e in difesa dei propri interessi. Intanto un nuovo scambio di prigionieri tra ucraini e separatisti, avvenuto in queste ore, conferma che la tregua continua a reggere. E se nei prossimi giorni il parlamento Europeo ratificherà l’accordo di associazione e libero scambio con l’Ucraina, il presidente Poroshenko promette che la Crimea tornerà sotto Kiev senza necessariamente utilizzare le armi. Inoltre, in vista della sua missione negli Stati Uniti, in calendario la prossima settimana, il leader ucraino auspica di ottenere presto per il suo Paese uno status di cooperazione speciale con la Nato.

Sull’appello del presidente russo Putin, che si è rivolto alla Cina, Eugenio Bonanata ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di "Famiglia Cristiana" ed esperto dell’area:

R. - Da un lato è naturalmente un appello retorico, perché la Cina non è un Paese che si può “tirare per la giacca”. La Cina ha una propria agenda, la persegue con grande lucidità e non è certamente disponibile a sostenere le agende altrui se non quando queste coincidono o convengono alla propria. L’altro aspetto è che, oggettivamente, quanto sta accadendo in Ucraina e non solo - penso anche al Medio Oriente - spinge la Russia verso Est, a cercare “una valvola di sfogo” verso Est, dove c’è una Cina che è piuttosto pronta a fornirgliela alle proprie condizioni.

D. - Martedì, l’Unione Europea ratificherà l’accordo di associazione e libero scambio con l’Ucraina. È davvero a rischio il processo di pace in questo modo?

R. - Questa adesione dell’Ucraina all’Ue è talmente scontata nei fatti, desiderata da tanti, che si passa sopra a molte cose, come al fatto – ad esempio – che questa adesione verrà ratificata da un parlamento ucraino che è già stato sciolto.

D. - Che tipo di conseguenza potrà avere questo atto, anche alla luce dell'inverno che è alle porte, e alla questione del gas che per l’Europa potrà ritornare in ballo nei prossimi mesi?

R. - La questione del gas, per quanto spiri questo forte sentimento anti-russo e anti-Putin, è ormai tutta nelle mani dell’Ucraina. Il vero punto cruciale di questa questione, che ha portato alla guerra, è che non ci si rende conto di che enorme problema strategico sia per la politica e l’economia russa il fatto di avere un governo potenzialmente ostile prima, e palesemente ostile adesso per tante ragioni, che ha le mani sui rubinetti dei gasdotti che portano il gas dalla Russia all’Europa. Europa che per la Russia è il cliente principale, è la gallina dalle uova d’oro. Questa è una questione sottovalutata fin dall’inizio, colpevolmente, nella smania di potersi in qualche modo affrancare della dipendenza energica nei confronti della Russia. Il risultato è che adesso abbiamo la dipendenza energetica dall’Ucraina, perché se l’Ucraina decide di interrompere i gasdotti o di prendersi il gas dalla Russia non c’è nessuno che possa impedirglielo.

D. - Intanto il presidente Poroshenko auspica uno status speciale per l’Ucraina in sede Nato e promette: “Ci riprenderemo la Crimea”. Qual è la valenza di questo annuncio?

R. - Per quanto riguarda la Nato credo che sia abbastanza scontato che, se non subito, prima o poi questo statuto speciale, o una qualunque altra forma di associazione dell’Ucraina alla Nato, verrà realizzata. D’altra parte l’interesse americano era tutto lì: danneggiare economicamente e politicamente la Russia con il gas e far entrare l’Ucraina nella Nato come è stato fatto con quasi tutti gli altri Paesi dell’ex blocco sovietico. Quindi su questo non ho molti dubbi; questo avverrà. Per quanto riguarda la Crimea invece, ho la sensazione esattamente opposta: non tornerà mai più all’Ucraina.

D. - Ci sono anche delle dichiarazioni un po’ “ad effetto” se vogliamo ...

R. - Sono sicuramente dichiarazioni ad effetto. Poroshenko ha un problema politico in questo momento: andare alle elezioni per il rinnovo del parlamento prima che arrivi l’inverno, perché quando questo accadrà, dovrà spiegare agli ucraini che è necessaria una politica di forti sacrifici per allinearsi alle richieste del Fondo monetario internazionale che deve - in base a quanto queste richieste saranno soddisfatte - erogare i prestiti che in questo momento tengono praticamente in vita l’Ucraina. Quindi Poroshenko ha bisogno di coprirsi sul lato destro - diciamo così- per non andare alle elezioni e vedere un buon risultato della destra che in parlamento ha appunto contestato le misure di austerità. Da qui le sue dichiarazioni...








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