2014-09-13 13:03:00

Il Papa a Redipuglia: la guerra è follia, affaristi delle armi come Caino


“La guerra è follia”: dal Sacrario di Redipuglia, in provincia di Gorizia, nel centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, il Papa chiede all’umanità la conversione del cuore, perché oggi si sta combattendo una terza grande guerra, “con crimini, massacri, distruzioni”. Nella Messa celebrata sotto la pioggia davanti ad almeno 15 mila persone, ha pregato per i caduti di tutte le guerre. 320 concelebranti, 60 vescovi, di cui 13 ordinari militari. La liturgia è stata animata dai seminaristi dell’Ordinariato militare e del Friuli. Presenti delegazioni provenienti da Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Austria e Croazia, oltre ad una decina di rappresentanti della comunità islamica in Italia. Ascoltiamo le parole del Papa nel servizio del nostro inviato Luca Collodi:

“… la guerra è una follia. Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione…”.

La guerra è una follia. Dal Sacrario di Redipuglia in Friuli Venezia Giulia dove riposano 100 mila vittime della Prima Guerra mondiale, il Papa chiede all’umanità la conversione dei cuori davanti alla violenza dell’uomo. E davanti al cuore corrotto dell’uomo l’umanità deve riconoscere gli errori, chiedere perdono e piangere:

“La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: ‘A me che importa del mio fratello?’: a me che importa … . «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… ‘A me che importa?’.”

Atterrato sotto la pioggia all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, Francesco si è recato, come primo atto di pace, a pregare al cimitero di Fogliano, che ospita oltre 14 mila caduti austro-ungarici, molti ancora senza nome, raccolti dai vari cimiteri di guerra, dismessi, della zona. E nell'omelia al Sacrario il Papa ha detto:

“Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: ‘A me che importa?’. (…) gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere. (…) Caino non ha pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto”.

Al termine della Messa il Papa ha donato ai 13 ordinari militari presenti la lampada francescana della pace, alimentata dall’olio offerto dall’associazione Libera di don Ciotti, prodotto sui terreni confiscati alla mafia. All’offertorio è stato donato al Papa il cappello piumato del bersagliere Giuseppe La Rosa, ultima vittima italiana in Afghanistan. Al termine della Messa, il capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Binelli Mantelli, ha infine consegnato al Papa il foglio matricolare del nonno Giovanni Bergoglio, bersagliere, soldato sul Piave della Prima Guerra Mondiale.








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