2014-09-13 13:24:00

Vescovo del Congo al Papa: senza catechisti non possiamo fare nulla


I vescovi della Repubblica Democratica del Congo, in questi giorni a Roma in visita ad limina, si sono intrattenuti con il Papa discutendo delle loro realtà locali ma ponendo anche delle domande. Il Pontefice ha esortato i presuli ad offrire il loro servizio alla Chiesa con semplicità, a coltivare uno stile schietto, che consenta di essere più vicini ai fedeli. Al microfono di Tiziana Campisi mons. Gaston Ruvezi Kashala, vescovo di Sakania-Kipushi, racconta nei dettagli l’incontro con Papa Francesco:

R. - Ha appreso ed ascoltato quelle che sono le nostre problematiche. E poi abbiamo parlato dei catechisti, che per noi sono molto importanti nell’opera di evangelizzazione: senza catechisti, noi non potremmo fare nulla! Ci ha incoraggiato molto. Ha detto che ci penserà molto e ci aiuterà anche a formare i catechisti, perché - ha detto - per voi e per le vostre chiese, la figura del catechista è molto importante: è una figura che dice molto alla gente.

D. - Quale Congo avete presentato a Papa Francesco?

R. - Il Congo che abbiamo presentato a Papa Francesco è il Congo - prima di tutto - dei martiri, dei due martiri, che sono Bakanja e Anuarite. Proprio quest’anno, il 1° dicembre, si celebra il 50.mo anniversario del martirio di Anuarite, che è la prima martire della nostra Chiesa. Poi il Congo che soffre, a causa dell’attuale situazione politica, e che chiede ai cristiani laici di impegnarsi in campo politico: non tocca ai vescovi impegnarsi in questo ambito, ma ai laici. E poi il Congo che soffre - oltre che per la crisi - anche per la povertà. I ragazzi, soprattutto i giovani, dopo la scuola secondaria non sanno cosa fare e anche se vanno all’università non riescono a trovare un lavoro. Il Congo è anche purtroppo quello della stregoneria e c’è la tendenza a ricorrere sempre alle religioni tradizionali. E, infine, abbiamo presentato al Papa il Congo dei sacerdoti, che sono impegnati su tutti i fronti.

D. - Qual è, invece, lo stato di salute delle famiglie congolesi?

R. - Quando parliamo della famiglia in Africa, parliamo di una famiglia larga: non è una famiglia composta solo da padre, madre e figli, ma è tutta la parentela che fa parte della famiglia stessa. Questo c’è ancora, tiene, è forte e la mantiene unita. Purtroppo ci sono anche attacchi dall’estero, soprattutto dall’Occidente. La nostra Conferenza episcopale nazionale ha proclamato - da quest’anno e fino al 2016 – un triennio dedicato alla famiglia: cercheremo in questi tre anni di stare più vicini alla famiglia e di accompagnarla.

D . - Nella sua diocesi, com’è stata vissuta l’elezione di Papa Francesco?

R. - E’ stato un momento molto emozionante per tutti! Nonostante la comunicazione da noi sia molto difficile, quella volta - non so perché… ma grazie a Dio! - la televisione ha funzionato molto bene e quindi abbiamo potuto seguire, anche noi, l’elezione del Papa in diretta. E’ stata bella l’elezione di Papa Francesco, bello che abbia chiesto prima la benedizione della gente e poi sia stato lui a benedire la gente. Quindi è come se avesse detto alla gente: “Anche la vostra preghiera conta!”. Il Papa conta molto sulla collaborazione, sul feedback che c’è tra lui e il suo gregge. Questo è molto importante, anche a livello della comunicazione.








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