2014-09-15 11:50:00

Save the children contro la dispersione scolastica


Si è svolta  a Roma  presso la Sala Polifunzione  della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per l'apertura del nuovo anno scolastico, una conferenza promossa da Save the Children  per  fare il punto sui risultati del programma “Fuoriclasse”. Un progetto nato nel 2012  per contrastare  la dispersione scolastica e la povertà educativa nel mezzogiorno . Fondamentale è stato il sostegno delle associazioni Libera – nota per il suo attivismo contro la criminalità  organizzata mafiosa - e della fondazione Agnelli. Sull'iniziativa Martina Boccalini  ne ha parlato con la direttrice dei programmi italiani ed europei di Save The Children Raffaella Milano

R. – L’iniziativa è nata da un dato di fatto: in Italia abbiamo un numero altissimo di ragazzi e ragazze che non continuano gli studi e non vanno oltre la terza Media. Bisogna cercare di prevenire la dispersione scolastica, quindi intervenendo sui bambini per creare un legame con la scuola, che non si interrompa.

D. – Qual è stato il ruolo delle altre associazioni all’interno del programma?

R. – Un ruolo molto importante. Noi abbiamo stretto una relazione fondamentale con l’associazione Libera - come è noto - un’associazione che si batte contro le mafie, che ci ha aiutato a entrare in contesti dove la dispersione scolastica purtroppo si lega anche al fenomeno della criminalità organizzata in quanto, una volta usciti dalla scuola, i ragazzi vengono reclutati in circuiti criminali. Poi, abbiamo anche coinvolto molti volontari costruendo quella che definiamo una comunità “educante”.

D. – Quali sono le conseguenze delle dispersioni scolastiche, se non efficacemente contrastate?

R. – Le conseguenze sono molto gravi: in alcune zone d’Italia c’è il lavoro minorile, cosìcche a questi ragazzi e ragazze si sottrae il futuro. Quindi c’è una forte discriminazione tra i ragazzi che hanno famiglie con un livello socio economico più elevato, rispetto ai bambini che, invece, in realtà già da piccoli vedono chiudersi tutti questi orizzonti. Le aree del Paese sono le aree del Sud, le regioni dove, appunto, c’è il più alto tasso di dispersione; poi, regioni come la Campania dove c’è meno scuola a tempo pieno. Detto questo, però, tutta l’Italia è sotto la media europea, quindi è un fenomeno che riguarda tutte le regioni; tant’è che noi interveniamo proprio nelle seconde e terze Medie, oppure nelle quarte e quinte Elementari.

D. – Come si può combattere e sensibilizzare l’opinione pubblica circa la povertà educativa?

R. – Combattere la povertà educativa significa fare proprio un cambio di orizzonte e di priorità, cioè noi dobbiamo capire che il nostro Paese rischia di non avere futuro. Abbiamo chiesto anche al governo che le spese per l’educazione siano considerate come un investimento che l’Italia deve fare; il governo ha così pubblicato un documento, “La buona scuola”, con dei punti che trattano anche questi problemi che oggi devono diventare fatti concreti; perché - abbiamo visto concretamente con il nostro progetto – che cambiare si può. Noi auspichiamo che divengano linee di indirizzo, che rientrino nella riforma della scuola, perché la scuola come primo obiettivo abbia proprio quello di fare in modo che i ragazzi si sentano protagonisti e partecipi di tutto il loro percorso educativo.








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