2014-09-17 10:46:00

Il Papa: pregate per il mio viaggio in Albania


Domenica 21 settembre, Papa Francesco si recherà in visita a Tirana, in Albania. Ne ha parlato ai fedeli in Piazza San Pietro al termine dell’udienza generale. Ascoltiamo le sue parole:

“Domenica prossima, con l’aiuto di Dio, mi recherò in Albania. Ho deciso di visitare questo Paese perché ha tanto sofferto a causa di un terribile regime ateo e ora sta realizzando una pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose. Fin da ora saluto con affetto il popolo albanese e ringrazio per la preparazione di questa visita. Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera, per intercessione della Madonna del Buon Consiglio. Grazie”.

Sulla Chiesa in Albania e le sofferenze subite dai cristiani in tanti anni di comunismo ateo, Jean-Baptiste Cocagne ha intervistato Maia Lucia, piccola sorella di Gesù, che vive a Tirana:

R. - Occorre sempre ricordare che la Chiesa e i cattolici in Albania hanno subito una persecuzione molto forte, soprattutto durante il regime di Enver Hoxha. Quindi, sono rimasti per quasi 50 anni non solo nel silenzio, ma anche nella paura della persecuzione. In Albania il regime è caduto 23 anni fa, quindi tutto il periodo del Concilio qui è mancato completamente. C’è stato subito un grande fervore: fin dal momento dell’apertura, c’è stato questo legame tra tutti gli albanesi, uniti ai musulmani, agli ortodossi ai cattolici. Nella Chiesa albanese c’è stato questo apporto molto positivo dei missionari che sono venuti da fuori. Un aspetto positivo è che adesso questa presenza di missionari resta. Stanno nascendo presenze di un clero locale e anche e soprattutto un numero sempre più forte di religiosi e religiose locali. Questo certo è un segno di speranza.

D. - C’è una specificità in Albania: la coabitazione tra le diverse religioni, musulmani compresi ad esempio…

R. - Questa è proprio la nostra specificità. Questo noi lo avevamo già nella nostra permanenza in Kosovo, dove abbiamo vissuto questa stessa specificità. Abbiamo abitato prima in un quartiere lontano dalla chiesa - in Kosovo i cattolici erano una piccola minoranza, il quartiere era completamente musulmano - e la cosa chi mi ha colpito arrivando è stata questa apertura e questa coabitazione pacifica nella vita quotidiana. Questo aspetto si vede - questo ce lo dicono anche qui a Tirana le persone anziane - durante le feste: questo andare con facilità, con spontaneità da parte dei cattolici presso le famiglie musulmane per fare gli auguri per la festa di Bajram e viceversa i musulmani venire a fare gli auguri per le feste cristiane. Noi anche qui in questa nostra fraternità di Tirana viviamo questa realtà molto semplice, ma molto positiva di questo scambio, di queste relazioni che si intessono anche intorno alla diversità delle religioni.

D. - Quindi, la visita del Papa è molto attesa qui…

R. - Sì, molto attesa, e penso sarà un incoraggiamento molto importante. Noi, nel nostro quotidiano, sentiamo come anche le persone che sono di altre religioni lo aspettino. L’altro giorno, ad esempio, il signore che vende il pane, o quello che vende la frutta: si sente che c’è un’attesa del popolo albanese. Perché bisogna ricordare che il popolo albanese ha questa specificità: tutti in profondità si sentono albanesi. Quindi, c’è un’attesa veramente tranquilla. La televisione albanese ultimamente ha dato molto spazio in diretta avvenimenti, ai viaggi del Papa. Quindi, Papa Francesco è di casa e sapere che lui viene qui è una grande gioia. Penso che i media abbiano colto e abbiano fatto cogliere la caratteristica di questo Papa: questo suo amore per le periferie, per i piccoli. Penso quindi che sia atteso anche per questo.








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