2014-09-18 14:53:00

Ebola: 2622 i morti. Liberia e Sierra Leone a rischio recessione


Isolamento, coprifuoco, quarantena: gli esperti si interrogano sull’efficacia di questo tipo di misure per lottare contro l’epidemia di Ebola che nei Paesi dell’Africa dell’Ovest non solo ha già provocato, secondo l'Oms, 2.622 morti, ma con la sua espansione rischia di mettere in ginocchio la crescita economica per anni. Intanto, si attende che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si pronunci su un progetto americano destinato a mobilitare i governi contro la propagazione del virus. Il servizio di Gabriella Ceraso:

I costi economici di ebola sono dovuti soprattutto al fattore paura. Lo denuncia la Banca Mondiale che cita riflessi concreti. Chiusura luoghi di lavoro, perdita di occupazione, blocco delle attività commerciali e più nel dettaglio corsa all’acquisto di viveri e dunque rialzo dei prezzi. Già in Senegal e Camerun e Costa d’Avorio o in Kenya la crisi ha portato a chiudere le frontiere o a interdire l’accesso di turisti, ma dove come in Liberia da domani scatteranno tre giorni di isolamento per l’intero Paese la situazione può farsi catastrofica. Per la Banca Mondiale, Liberia e Sierra Leone rischiano la recessione. Il parere di Arrigo Pallocchi, docente di storia dell’Africa all’Università di Bologna:

R. - Sono Paesi che escono da conflitti civili molto gravi, in cui un aumento dei tassi di povertà avrebbe effetti devastanti anche sulla tenuta delle istituzioni politiche. Nella gran parte dell’Africa la crescita economica non si è tradotta in posti di lavoro, non si è tradotta in un miglioramento collettivo delle condizioni di vita. Se poi la crescita economica viene meno, la situazione diventa ancora più ingarbugliata. 

E’ urgente un intervento veloce, chiedono gli Stati Uniti, mentre l’Onu e l’Unione europea continuano a pensare agli stanziamenti di denaro, ma forse non basta. Ancora il prof. Pallocchi:

R. – Qui c’è una carenza cronica di fondi e di assistenza allo sviluppo per questi Paesi, per cui l’ebola va ad aggiungersi a tanti altri campi. Anche altri settori, per esempio il processo di ricostruzione in Sierra Leone, il processo di ricostruzione in Liberia, hanno messo in luce una serie di difficoltà, dei colli di bottiglia. La comunità internazionale in questo momento su questi Paesi non ha l’attenzione che dovrebbe avere.

D.- Allora come poter intervenire, date le condizioni particolare di quest’area dell’Africa?

R. - C’è urgenza di un intervento assolutamente mirato per rafforzare quelli che sono i presidi medici. Dall’altra parte, bisogna fare una campagna di grande informazione per evitare gli effetti di panico, che invece non hanno poi ragione di essere.

Intanto oggi sul terreno si registra un nuovo contagio, si tratta di una volontaria francese di "Medici Senza Frontiere" in servizio nella capitale della Liberia.








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