2014-09-18 07:52:00

Urne aperte in Scozia. Si decide indipendenza dal Regno Unito


Referendum storico in Scozia. In questi minuti si sono aperte le urne per il voto sull’indipendenza dal Regno Unito. Gli elettori potranno votare dalle fino alle 22 ora locale. Ci si aspetta un vero e proprio testa a testa tra indipendentisti e unionisti. Il premier britannico Cameron ha detto che comunque vada il legame resterà saldo. Da Edimburgo, Giovanni Vale:

La tensione cresce in Scozia con l’apertura dei più di 2600 uffici elettorali allestiti per il referendum. L’affluenza prevista oggi è altissima : a essersi registrato per il voto è stato infatti il 97% degli aventi diritto. E per la prima volta, parteciperanno anche i sedicenni e i diciassettenni.Secondo gli ultimi sondaggi il fronte del no rimane in vantaggio, ma con appena il 51% dei voti. Gli indipendentisti si fermerebbero invece al 49%. Ieri sera i discorsi conclusivi della campagna elettorale.Dalla città di Perth, il primo ministro scozzese, Alex Salmond ha promesso ai suoi concittadini una Scozia più giusta e senza armi nucleari in caso di una vittoria del sì. Ha inoltre assicurato che, anche se indipendente, la Scozia rimarrà il migliore amico dell’Inghilterra, del Galles e dell’Irlanda del Nord. Una manifestazione pro-indipendenza si è tenuta anche a Edimburgo, di fronte alla sede del Parlamento scozzese. Per l’ex primo ministro britannico Gordon Brown, che ha tenuto il suo ultimo discorso pre-elettorale a Glasgow, una Scozia indipendente finirebbe invece in un “baratro economico da cui potrebbe non uscirne più”. Nick Clegg, leader dei liberal-democratici, ha ribadito che in caso di vittoria del no, la Scozia avrà più poteri… ma ha affermato che un cambiamento si imporrà anche a Westminster, affinché i deputati scozzesi non possano più votare su questioni che riguardano solo l’Inghilterra. Un sostegno al “no” è arrivato anche da Barack Obama che, via twitter, ha augurato al Regno Unito di restare “forte, robusto e unito”. Oggi i seggi rimarranno aperti fino alle 22, mentre i risultati definitivi saranno noti soltanto domani mattina alle 7.

 

Sul voto Giada Aquilino ha raccolto il commento di David Willey, corrispondente in Italia della Bbc:

 

R. - Credo che in questo momento sia molto difficile fare una previsione. Ma certamente è stato uno dei referendum più contestati nella vita politica del Regno Unito negli ultimi anni. C’è ovviamente un enorme interesse soprattutto in Scozia, ma anche il governo britannico è dovuto intervenire perché dava per certo che i “no” avrebbero vinto facilmente. E invece il distacco è estremamente minimo. Fino all’ultimo momento non sapremo come finirà.

D. - Quali sono i nodi cruciali? Cosa influenzerà poi la decisione degli scozzesi?

R. - I temi riguardano soprattutto la sopravvivenza del Regno Unito in quanto tale. Il Regno Unito ha una storia lunga di almeno tre secoli. Gli scozzesi sono cinque milioni; il Regno Unito conta oltre 60 milioni di abitanti. Nonostante questo, la Scozia ha una reputazione molto forte nell’industria, nelle guerre del passato, nella vita culturale del Paese e anche nella vita politica. Non dimentichiamo che ci sono stati tanti uomini politici scozzesi che sono ancora membri o ex membri del governo britannico.

D. - La questione delle risorse, il petrolio del Mare del Nord, la sterlina come valuta: quale di questi fattori sarà poi determinante?

R. - Credo che la divisa avrà un’influenza molto importante, perché anche le principali banche scozzesi hanno detto che trasferiranno il loro quartier generale in Inghilterra se il “sì” vincesse. E c’è anche la possibilità che in una Scozia indipendente i prezzi nei negozi aumentino.

D. - I leader dei principali partiti britannici hanno fatto fronte comune, pubblicando sulla stampa scozzese la loro promessa a concedere maggiori poteri alla Scozia, a garantire una condivisione delle risorse in maniera equa e assicurando l’impegno nel riconoscere al governo scozzese la decisione sul finanziamento del servizio sanitario nazionale, che è una questione molto sentita. Che promesse sono queste?

R. - Queste sono promesse molto importanti, perché gli scozzesi in un certo senso ne uscirebbero vincitori sia in caso di vittoria del “sì”, sia in caso di vittoria del “no”, perché avrebbero la garanzia da parte del governo britannico che i poteri del Parlamento scozzese - che esiste già - saranno aumentati.

D. - Quale sarebbe il futuro della Scozia nell’Unione Europea? Londra potrebbe mettere il veto per un ingresso nell’Unione? E poi si potrebbero riaccendere focolai di separatismo nel resto d’Europa?

R. - Se i “sì” vincessero, credo che ci sarebbe un effetto europeo. Ad esempio in Catalogna, che rivendica la propria indipendenza dal governo spagnolo e così anche in altri Paesi d’Europa. Tutto ciò fa ricordare che l’Europa è una realtà molto complessa, con dei nazionalismi che forse sono stati dimenticati nel passato ma che non vanno via. I governi centrali dei vari Paesi europei dovrebbero fare più attenzione a questi nazionalismi locali, che fanno parte del mosaico europeo.

D. - Quanto al veto di Londra per un eventuale ingresso della Scozia nell’Unione Europea?

R. - Non credo possa succedere. Se vincono i “sì” la cosa più importante riguarderà la questione della divisa: ci saranno dei lunghi negoziati - credo - sia con il governo britannico, sia con l’Unione Europea. Credo che ad ogni modo ci saranno dei cambiamenti nei mesi prossimi, sia che vinca il “sì” sia che vinca il “no”.








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