2014-09-19 17:16:00

Famiglia, le speranze nel Sinodo per una creatività che faccia crescere la famiglia cristiana


"Nell’accostamento al matrimonio oggi c’è meno tradizione e più consapevolezza da parte dei giovani. Il grosso lavoro da fare non è solo ‘curativo’ (difficoltà della relazione di coppia, vita coniugale e lavoro, educazione, rapporto genitori-figli...) ma preventivo". A due settimane dall'apertura dell'Assemblea Straordinaria sulla famiglia, mentre i toni del dibattito sull'ammissione ai sacramenti per i divorziati risposati sembrano farsi sempre più accesi, guardiamo all'opera di accompagnamento che si porta avanti nelle diocesi.

Don Cristiano Marcucci è Responsabile della Pastorale della Famiglia nella diocesi di Pescara-Penne e membro del direttivo nazionale dell’Associazione dei Consultori di ispirazione cristiana:  "La nostra diocesi ha 300mila abitanti. Il nostro consultorio di Pescara, il polo a livello regionale, supera le tremila consulenze all’anno e c'è un gran numero di richieste che non riusciamo a soddisfare, nonostante i cinquanta operatori stabili interni, tre sedi che cercano di offrire un supporto umano, medico, legale, psicologico alle famiglie. Segno che c'è una fame di aiuto e incoraggiamento".   

Cosa dire a chi viene abbandonato dal coniuge e si vede condizionata per sempre una vita d'amore radicata nella pratica cristiana? "Intanto, bisogna uscire dalla logica 'colpa mia colpa tua'. Un rapporto che finisce è sempre responsabilità di entrambi. In base alla nostra esperienza, noi sperimentiamo che con un percorso che abbiamo pensato per queste persone e che abbiamo denominato Samaria, il problema non è l’accesso ai sacramenti, quanto stare con loro, in quel vuoto là. Il centro dell’atteggiamento ecclesiale è l’accoglienza. Se c'è questo, poi le persone sapranno cosa fare". 

Alfonso Colzani è stato Responsabile del Servizio per le Famiglie nell’Arcidiocesi di Milano negli ultimi cinque anni: "Anche dopo un abbandono subìto, una relazione che finisce, c’è nuova vita - sottolinea - dobbiamo sentire di essere amati da Dio e che c’è possibilità di riprendere una vita di speranza e di sentire quotidianamente la benedizione di Dio. La Misericordia è un faro. Fa bene Papa Francesco a ripeterlo. Con i separati l’anno scorso siamo riusciti a portare avanti ben 24 gruppi di preghiera - racconta - a cui potevano convergere separati e anche risposati per incontri di rilettura della propria vita alla luce della Parola di Dio. Una goccia rispetto alla popolazione di Milano! Ma i benefici ci sono e tuttora è un cammino che prosegue. Lavorando con le famiglie ci si accorge quanto sia dura in questa epoca sopravvivere. Non basterebbe decuplicare le energie per svolgere un reale servizio. Spero che il Sinodo prenda davvero in considerazione a livello propositivo le difficoltà - le cui matrici si possono anche condannare - l’importante è essere creativi nel proporre strumenti che facciano ricrescere una cultura cristiana della famiglia". 

"Confrontarsi con una diversità che è ricchezza", conclude Colzani. Questo è amarsi. Ed è un metodo da affrontare in tutti gli aspetti della vita. Questa cosa la si impara molto nel matrimonio. La diversità come qualcosa non da cui mi proteggo ma in cui crescere in umanità. Solo così si può capire che il matrimonio non stanca".








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